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I lavoratori dello spettacolo dimenticati: Fedez avanza una proposta

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La musica, il teatro e gli spettacoli in generale indubbiamente fanno parte della cultura, anche se c’era una volta, come nelle fiabe di un tempo, un ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, che aveva affermato – perché ne era convinto – che con la cultura non si mangia.

Pare del tutto evidente, purtroppo, che questa idea sia radicata nei politici del Belpaese se tutto il settore dello spettacolo non è assolutamente stato considerato nei vari pacchetti di aiuti destinati ai cittadini italiani per l’emergenza Covid 19.

Eppure, a ben vedere, proprio lo spettacolo è stato quello più duramente colpito dal lockdown per la pandemia e sarà anche l’ultimo a ripartire, peraltro in modo parziale. Se infatti sono partiti da poco cinema e teatri, con presenza di pubblico molto limitata, distanziato e con tutte le precauzioni del caso, quest’estate abbiamo dovuto dimenticare la musica dei piccoli e grandi concerti dal vivo, poiché l’aggregazione di grandi folle è ancora molto pericolosa. E naturalmente lo è ancora, anzi più di prima.

Purtroppo la crisi per la pandemia ha colpito pesantemente un numero elevato di persone che lavorano per gli eventi e soprattutto i lavoratori intermittenti, spesso stagionali, che permettono l’esecuzione di concerti musicali e altri eventi dal vivo. Naturalmente non si considerano i cantanti famosi che, certamente, possono anche permettersi un anno sabbatico. Parliamo invece di circa 400.000 lavoratori – 250.000 diretti + 160.000 indiretti – che ruotano intorno a queste occasioni. Spesso, infatti, tra di loro esiste una varietà di soggetti privi di tutele, oppure di partite Iva o collaboratori occasionali che lavorano con contratti legati a ogni singolo evento.

Pochi sanno che per ogni avvenimento in un palazzetto sono circa 500 le persone mobilitate per le varie attrezzature e la sicurezza, mentre – per un evento in uno stadio come San Siro – le persone che lavorano per l’allestimento e il concerto, possono arrivare a quasi 2.000. Senza parlare dei teatri, che spesso, oltre al personale fisso e all’affitto dell’immobile, bollette per l’energia e similari, sono a volte costretti a far ricorso a manovalanza esterna per sopperire alle mancanze per un grande spettacolo.

Per spiegare meglio, la preparazione di un palco all’aperto coinvolge molta manovalanza, a partire dai facchini che scaricano i tir – a loro volta guidati da vari autisti – e preparano i pezzi per l’assemblaggio, per arrivare agli uomini che si arrampicano sui pali e lavorano in quota. Si aggiungano i backliner che posizionano e cablano gli strumenti, i tecnici del suono e gli addetti alle luci. Molte di queste persone servono anche per i teatri.

E sinora non abbiamo nemmeno preso in considerazione i musicisti o gli attori, solitamente pagati a ogni esibizione e, ma non è scontato, quando ci sono le prove ufficiali prima di un tour. A dirla tutta, per esempio il musicista viene considerato un mero supplemento, come se in un concerto dal vivo si potesse fare a meno di un professionista che suona, sostituendolo magari con basi musicali. Certo, in quel caso musicalmente sarebbe un’esecuzione perfetta, ma dove sarebbe la magia di strumenti veri suonati da persone in carne ed ossa che hanno studiato a lungo ed esercitato altrettanto a lungo? Senza dimenticare che gli strumenti sono di proprietà dei musicisti, e costano parecchio. Per esempio un chitarrista (o un bassista) non può suonare in un live portandosi un solo strumento: potrebbe per esempio saltare una corda mentre suona e quindi è necessario avere un’attrezzatura di scorta, mentre il backliner provvede alla sostituzione di quanto rotto. In alternativa gli strumenti vengono forniti dai “produttori in endorsement” che dotano di strumenti i musicisti per farsi pubblicità e che, a loro volta, stanno tirando la cinghia perché, se non si suona, non si vendono strumenti ed è inutile pubblicizzarli.

Purtroppo per l’estate 2020 sono stati fermati otre 100 concerti di artisti di primo livello e sono stati rinviati al 2021 (ammesso che in futuro siano possibili le esibizioni).  Questo significa anche circa 3 milioni di biglietti in prevendita rimasti in sospeso, pur essendo stato deciso che potranno valere per il prossimo anno. Non si parla affatto di rimborsi ma, in alternativa, forse gli spettatori potrebbero chiedere un voucher di pari valore da utilizzare entro 18 mesi per uno spettacolo, anche se ancora nulla è stato definito.

A fare le stime per il settore è stata Assomusica secondo cui – per la sola musica live – le perdite a fine stagione ammonteranno a 350 milioni, che vanno sommati ad altri 600 milioni legati all’indotto. Senza contare altri tipi di spettacolo come il teatro o similari.  A queste cifre si andranno ad aggiungere il mancato versamento per i diritti d’autore, la perdita di merchandising legato all’evento e la ristorazione. In pratica, oltre un miliardo di perdite economiche, ma i lavoratori sono stati dimenticati. Tant’è vero che sabato 10 ottobre c’è stata una manifestazione dei lavoratori dello spettacolo in piazza Duomo a Milano, molto ordinata e con 500 “case” (contenitori per far viaggiare gli strumenti).
Anzi, a proposito di questo, Fedez ha fatto una proposta ai suoi colleghi e alle agenzie di prenotazione biglietti che mostriamo nel video qui sotto.

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