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Dal 5 ottobre scorso è diventato legge il nuovo Decreto Sicurezza che manda definitivamente in soffitta i vecchi decreti sicurezza di Matteo Salvini di cui avevamo ampiamente scritto.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo proposto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dopo meno di un’ora di confronto e molti parlamentari si sono scatenati sui social per commentare l’avvenimento. In primis Nicola Zingaretti che ha scritto: «Approvato ora in Consiglio dei Ministri il decreto immigrazione. I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista». Particolarmente fiero il commento del ministro Teresa Bellanova: «Pochi minuti fa, in Consiglio dei Ministri, abbiamo messo fine all’inciviltà dei decreti in-sicurezza di Matteo Salvini ripristinando condizioni di civiltà giuridica e giustizia sociale».
I punti fondamentali del nuovo decreto sono diversi articoli dedicati all’immigrazione, tra cui anzitutto Il soccorso delle vite in mare come obbligo costituzionale e internazionale, il divieto di espulsione e respingimento di immigrati che nel loro Paese rischiano torture o trattamenti disumani a cui va riconosciuta la protezione speciale. E il diritto di ognuno a essere accolto e integrato.
Inoltre è stata decisa la cancellazione delle multe milionarie alle ONG che prestano soccorso in mare, lo stop alla confisca delle navi (a condizione che gli equipaggi informino le autorità italiane ogni volta che effettuano un salvataggio), il ritorno dell’azione di protezione umanitaria con un allargamento delle maglie della protezione speciale, l’accorciamento dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana e il ripristino della possibilità di far svolgere lavori di utilità sociale. E ancora la convertibilità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro di alcune tipologie di permessi, come: protezione per calamità, per attività sportive, per lavori di tipo artistico, per assistenza minori.
Tra l’altro, ritorna al Ministero delle Infrastrutture la titolarità di determinare il divieto o la limitazione del transito di navi, fermo restando che il Mit dovrà eventualmente concertare le proprie decisioni con il Viminale e il Ministero della Difesa, informando il presidente del Consiglio.
Infine, sono state introdotte due nuove norme: la prima è la cosiddetta “norma Willy” (a seguito dell’uccisione del giovane Willy Monteiro Duarte a Colleferro) in base alla quale viene comminato il Daspo ai violenti e aumentano le pene pecuniarie e detentive per chi partecipi a risse.
La seconda norma, fortemente voluta dal guardasigilli Alfonso Bonafede, è la definizione del reato per chi introduce in carcere un cellulare da dare a un detenuto. In questa ipotesi, si rischia una pena che va da 1 a 4 anni, sia per chi lo introduce sia per chi lo riceve.
Inoltre, in generale, per chi agevola il detenuto al 41bis nelle comunicazioni con l’esterno, la pena è ancora più alta: invece che essere da 1 a 4 anni diventa da 2 a 6 anni. Nei casi in cui il reato fosse commesso da pubblico ufficiale, da incaricato di pubblico servizio o da chi esercita la professione forense, la pena passa a 3 – 7 anni.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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