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Tutti pazzi per i monopattini. O forse dovremmo dire tutti i pazzi sul monopattino?
E’ una provocazione che mi gira in testa da un po’, da quando questo nuovo mezzo di trasporto, rapido, moderno e soprattutto green ha invaso le nostre città subito dopo il lockdown. Complici gli incentivi ideati dal governo per consentire agli italiani di acquistare il proprio monopattino a un prezzo abbattuto del 60%, negli ultimi mesi si è registrata una vera e propria esplosione di “monopattinisti”.
Io sono tra questi, è bene dichiararlo subito, onde evitare di apparire come una hater di questa nuova modalità agile di spostamento sulle strade cittadine. Posso quasi dire di aver anticipato i tempi, dal momento che avevo già deciso di acquistare un monopattino lo scorso mese di settembre 2019, dopo aver sfrecciato diverse volte a bordo di quello di un mio amico precursore più di me della moda del momento. “A marzo 2020 lo comprerò”, avevo giurato a me stessa. Poi la pandemia è arrivata all’improvviso e mi ha chiuso prepotentemente dentro le quattro mura, per cui ho rimandato l’acquisto all’estate. A quel punto, però, il boom dei monopattini era già stato registrato, soprattutto nella mia città dove nel frattempo è stato attivato un servizio di micro-mobilità urbana.
“Ma sono davvero certa che sia comodo per i miei spostamenti?”, ho iniziato a chiedermi. E così, prima di procedere all’acquisto, ho deciso di sottoscrivere un abbonamento con il servizio a noleggio. Risultato? L’ho usato con estrema soddisfazione tutti i giorni. Ora posso davvero acquistare il mio monopattino e devo farlo anche alla svelta dal momento che il bonus nazionale prevede il parziale rimborso solo dei mezzi acquistati entro il 31 dicembre.
Vi starete chiedendo, legittimamente, perché io abbia scelto di raccontarvi questa mia esperienza personale. L’ho fatto per darvi l’idea di quanto io ami i monopattini prima di passare a toccare il tasto dolente, mettendo in luce l’aspetto negativo che, ahimé, ho avuto la possibilità di registrare in questi mesi.
Il monopattino non è un giocattolo, è un veicolo a tutti gli effetti e, come tale, il suo conducente è tenuto al rispetto del Codice della Strada. Eppure sono tantissimi gli utenti che si comportano in maniera completamente incivile, spregiudicata, pericolosa per se stessi e per gli altri, soprattutto quando si tratta di utilizzare i mezzi dei servizi di sharing.
Persone che vanno in due sullo stesso mezzo, niente casco (che è obbligatorio) per i minorenni, strade imboccate contromano, velocità eccessive (il limite imposto è 6 km/h su marciapiedi e aree pedonali e 25 km/h su piste ciclabili e strade urbane), nessun rispetto di semafori e precedenze. Insomma è quasi come se molti dei monopattinisti, soprattutto gli improvvisati dell’ultima ora che affittano il mezzo per qualche decina di minuti, salissero su una giostra o, peggio ancora, giocassero alla roulette russa.
Per non parlare degli atti di vandalismo e di inciviltà che si registrano ai danni dei mezzi del servizio di micro-mobilità. Senza andare troppo lontani, solo nella mia città i monopattini sono stati gettati nel fiume, abbandonati nei prati o sulla spiaggia, danneggiati e chi più ne ha più ne metta. C’è poi un’altra categoria di utenti, quella dei “furbetti” che addirittura rientrano il monopattino nel proprio garage, abitazione e cortile così, pur non pagando il noleggio, hanno il mezzo già a disposizione la volta successiva.
Sono queste le principali motivazioni che stanno generando una vera e propria guerra tra gli altri utenti della strada e i monopattinisti, visti come dei selvaggi con le manie di onnipotenza. Una battaglia che mi ricorda molto quella tra automobilisti e ciclisti, tra sciatori e snowboarder. Un odio che spinge persone come me, che utilizzano questi mezzi con la stessa prudenza e rispetto dell’automobile, quasi a vergognarsi di confessare di utilizzarli.
Invece che male c’è? Io sono pazza per il monopattino, non una pazza sul monopattino.
Il direttore
Vignetta di copertina: Freccia
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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