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L’allarme arriva direttamente da Save the Children: entro la fine di quest’anno, nel mondo saranno almeno 9,7 milioni i bambini costretti a lasciare la scuola per sempre.
Infatti, i profondi tagli al budget per l’istruzione e la crescente povertà causati dalla pandemia da Covid 19 potrebbero portare all’interruzione definitiva del loro percorso educativo e si rischierebbe di consegnare a un’intera generazione di bambini un futuro fatto solo di povertà.
La nota Ong, che pone la sua attenzione a tutti i bimbi e gli adolescenti nel mondo, ha infatti lanciato il rapporto Save our education attraverso il quale viene richiesto alla comunità internazionale di rispondere a questa esigenza educativa investendo urgentemente nell’istruzione.
Se prima dell’emergenza erano già 258 milioni di bambini e adolescenti fuori dalla scuola, il report – attraverso un indice di vulnerabilità – indica il rischio che corrono i bambini di non tornare a scuola in Paesi a medio e basso reddito.
In particolare, l’indice ha preso in considerazione tre parametri: il tasso di abbandono scolastico precedente all’emergenza, le diseguaglianze di genere e di reddito tra i bambini che lasciano la scuola e il numero di anni di frequenza scolastica.
Risultano essere 12 i Paesi dove il rischio incremento di abbandono scolastico – e quindi di povertà educativa – sembra più elevato: Niger, Ciad, Mali, Afghanistan, Liberia, Mauritania, Guinea, Yemen, Nigeria, Senegal, Pakistan e Costa d’Avorio, senza contemplare altri Paesi in guerra, come la Siria . E, come peraltro ripetuto molte volte, il pericolo è più concreto per le femmine rispetto ai maschi: purtroppo, non solo potrebbero venire costrette a matrimoni precoci, ma diventerebbe concreta la loro possibilità di entrare nel mercato del lavoro minorile, senza alcuna protezione, con incarichi inadeguati e sottopagati. Tant’è vero che sono circa 9 milioni le bambine in età di scuola primaria che rischiano di non mettere mai piede in una classe scolastica, a fronte di 3 milioni di maschi.
Il rapporto non si ferma a questi numeri, ma analizza anche gli effetti devastanti della pandemia a causa della quale i governi hanno spostato risorse dai fondi destinati al’’istruzione per dirottarli all’emergenza e difatti – ipotizzando lo scenario peggiore in cui venisse a mancare il 10% di quanto destinato alla scuola – nei Paesi a basso reddito verrebbero a mancare addirittura 192 miliardi di dollari entro la fine del 2021.
Ma c’è tanto di più in gioco, poiché la chiusura delle scuole significa tenere lontano i bambini da luoghi sicuri dove potevano anche giocare con gli amici, ma soprattutto avere almeno un pasto assicurato al giorno e accedere ai servizi sanitari, compresi quelli per la salute mentale. E ancora, secondo le stime dell’UNFPA (emanazione delle Nazioni Unite), sarebbero oltre 2 milioni in più le ragazze nel mondo a essere sottoposte a mutilazioni genitali, problema di cui abbiamo spesso scritto.
Ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children: «Se permettiamo che questa crisi educativa si aggravi, le conseguenze sul futuro dei bambini saranno gravissime. La promessa che il mondo ha fatto di garantire a tutti i bambini l’accesso a un’istruzione di qualità entro il 2030, sarà irrealizzabile per molti anni. Per questo chiediamo che i governi mettano gli interessi dei bambini davanti alle pretese dei loro creditori. Tutti i bambini hanno il diritto di imparare, sviluppare e costruire un futuro migliore di quello che i loro genitori avrebbero potuto avere: che vivano in un campo profughi in Siria, in una zona di conflitto nello Yemen, in una zona urbana sovraffollata o in un remoto villaggio rurale, l’istruzione è la base per dare loro la possibilità di migliorare e non possiamo permettere che il Covid19 tolga loro questa opportunità».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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