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Durante il fine settimana appena trascorso sono avvenute le celebrazioni del Pride 2020 per celebrare e promuovere i diritti delle persone Lgbti, soprattutto in un periodo come questo, nel quale questi diritti umani sono ancora di più sotto attacco.
Infatti, così come le violenze contro le donne di cui avevamo scritto, nel corso della pandemia da Covid 19 sono aumentate le disuguaglianze che hanno escluso le persone più deboli e hanno esposto le persone Lgbti a terribili livelli di discriminazione, stigmatizzazione, ostilità e violenza.
Non a caso si espone in prima linea Amnesty International, la cui ricercatrice del programma Genere, sessualità e identità, Nadia Rahman, ha dichiarato: «In questo weekend le persone Lgbti, le attiviste e gli attivisti e i loro alleati mostreranno al mondo che anche la pandemia non può fermare le richieste di diritti che molti governi continuano a negare», spiegando poi come le celebrazioni avvenute in Italia, pur se virtuali, abbiano rappresentato un momento di speranza in questi difficili momenti.
Ha poi proseguito: «Tantissime persone Lgbti passeranno il Pride in una situazione di lockdown ostile o pericolosa in cui la loro sessualità o identità non viene accettata. I governi devono fornire urgente e concreto sostegno alle persone Lgbti, garantendo uguale accesso ai servizi medici, rimuovendo gli ostacoli all’impiego e alla sicurezza sociale e mettendo loro a disposizione spazi sicuri e al riparo da minacce e violenze».
In realtà, ha fatto notare Amnesty in una nota, alcuni governi hanno addirittura utilizzato la pandemia come pretesto per reprimere qualsiasi diritto delle persone Lgbti, adottando misure nei loro confronti per stigmatizzarle (come per esempio in Ungheria).
Se è vero che le persone Lgbti sono state storicamente emarginate subendo da tempo discriminazioni nell’accesso alle cure mediche, al lavoro e all’alloggio (quando addirittura non siano state perseguitate, abbiano subito violenze e intimidazioni), è altrettanto vero che l’emergenza sanitaria in atto ha acuito queste ineguaglianze.
Pertanto Amnesty International ha chiesto ufficialmente ai governi di adottare misure precise in favore delle persone Lgbti tra cui:
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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