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Braccianti: è cominciata la regolarizzazione

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La regolarizzazione dei braccianti – fortemente voluta dal ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova – è finalmente cominciata.

Dal primo di giugno, infatti, è scattato il provvedimento del Decreto Rilancio e l’assunzione deve avvenire per via telematica; ci sarà tempo fino al 15 luglio per questa procedura. Sarà lo Sportello unico per l’immigrazione a gestire la procedura. Per le istanze in favore di cittadini italiani o dell’Unione Europea, la domanda andrà presentata all’INPS. Previsto il pagamento forfettario di 500 euro per ciascun lavoratore, oltre a un contributo forfettario a titolo contributivo, retributivo e fiscale che verrà determinato in futuro. Finalmente un aiuto concreto per far emergere un fenomeno che esiste da anni.

Infatti, il problema dei braccianti migranti nel nostro Paese è noto da tempo e in particolare quello dei raccoglitori di frutta e verdura stagionali, con un lavoro che continua sino ad autunno inoltrato. A Saluzzo, in provincia di Cuneo, da oltre dieci anni si ripresenta con modalità sempre uguali il disagio dei braccianti stagionali della frutta e da altrettanto tempo è presente sul territorio la Caritas di Saluzzo, che offre assistenza, gestisce un ufficio pratiche burocratiche, un emporio, noleggia biciclette e trova, quando possibile, soluzioni abitative.

Tant’è vero che a puntare il dito sono proprio i volontari del presidio Caritas Saluzzo Migrante coordinati da Virginia Sabbatini, che spiega: «È fondamentale trovare una soluzione abitativa, non solo per coloro che -eventualmente nella stagione di raccolta – potranno risultare positive al CoVid19 o comunque venute a contatto con chi è positivo». E prosegue: «Il piano che le istituzioni e le associazioni di categoria hanno in mente si basa sul fatto che saranno gli imprenditori agricoli ad accogliere i dipendenti e che li recluteranno con la piattaforma online. Purtroppo, già ora, che siamo solo all’inizio con la raccolta dei mirtilli, tutto questo non sta accadendo. Alcune delle persone che si sono rivolte al nostro ufficio, anche provenienti da fuori Regione, avevano già ottenuto una promessa di lavoro. Decine di persone sono già arrivate con una speranza di ingaggio: i datori di lavoro hanno detto loro che non daranno l’alloggio. Che cosa accadrà a luglio?». (fonte La Stampa).

Sono sempre i volontari che – di sera o di notte – vanno a dare una mano ai giovani migranti (sia extra-comunitari sia italiani) sempre precari, senza casa e spesso senza cibo o persino senza acqua. Perché i migranti si nascondono, cambiano “alloggio” ogni due – tre giorni, non hanno né acqua né luce e la mattina vanno al lavoro in cascina.

Ovviamente, in quanto precari, i braccianti non possono permettersi il lusso di una casa dal momento che la loro paga risulterebbe essere meno di 6 euro all’ora, senza straordinari e (solitamente) in nero. E chi gliela affitterebbe?

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