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La terapia a base di plasma – ricavato dagli individui guariti dal Coronavirus- per il trattamento del Covid-19 è alla ribalta e continua, non solo ad accendere grandi speranze, ma viene strumentalizzata perfino da politici dell’opposizione, che lamentano un”assordante silenzio” in merito alle sperimentazioni. È lo stesso Ministero della Salute ad avvertire che il trattamento non è ancora consolidato e non sono disponibili evidenze scientifiche concrete e forti, ma tant’è, ogni argomento diventa buono per polemizzare.
Ma andiamo per ordine e vediamo di fare chiarezza. Intanto, il plasma è la parte più liquida del sangue ed è composto da acqua, proteine, nutrienti e ormoni; soprattutto, però, contiene una quota di anticorpi neutralizzanti che si sono formati nel sangue delle persone guarite dal virus. Questi anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria e vengono prodotte dai linfociti B in risposta a un’infezione e aiutano il paziente a combattere l’agente patogeno (per esempio un virus), andandosi a legare a esso e “neutralizzandolo”. È una tecnica che viene utilizzata da oltre 30 anni per curare malattie virali pur avendo i suoi limiti, dei quali virologi ed epidemiologi hanno parlato ampiamente.
Anzitutto: prima e dopo il prelievo da una persona guarita da Covid-19, il plasma dev’essere attentamente analizzato con test di laboratorio accurati, che escludano altre infezioni come Hiv o Epatite C, che metterebbero a rischio la vita del paziente da trattare. Inoltre, è necessario quantificare il livello di anticorpi neutralizzanti presenti nel plasma visto che non per tutti sono uguali. Pertanto tutti questi test, assolutamente indispensabili, fanno lievitare il costo della terapia.
Ancora: dal prelievo di un paziente guarito, si ricavano DUE dosi di plasma da trasfondere in due pazienti e nulla più, quindi per avere a disposizione un buon quantitativo di plasma iperimmune occorre un gran numero di donatori guariti dal Covid-19, ma, come detto prima, non tutti i guariti e i convalescenti hanno un numero di anticorpi sufficiente.
Naturalmente, anche nel nostro Paese sono in corso sperimentazioni con il plasma e precisamente negli ospedali di Pavia, Mantova e Cremona con risultati per ora incoraggianti, ma alcuni scienziati considerano questa terapia come “ponte” in attesa di un vaccino vero e proprio.
In effetti, ragionando sui numeri, in teoria dovrebbe ammalarsi un terzo della popolazione mondiale per poter prelevare plasma e curare gli altri due terzi, numeri decisamente troppo elevati. E soprattutto, visto che non è possibile rispettare le proporzioni di un terzo contro i due terzi, non finirà che il costo di queste terapie diventi sostenibile solo per le persone più abbienti, lasciando a se stesse le fasce più disagiate della popolazione mondiale?
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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