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Il 5 maggio scorso il Parlamento dell’Ungheria ha deciso di non ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa – Convenzione di Istanbul – firmata dai magiari stessi nel 2014. Si tratta del testo più avanzato e il primo strumento internazionale vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne, adottato dal Consiglio già nel 2011.
Purtroppo i due partiti di maggioranza del Paese magiaro (Fidesz di Victor Orban che è Primo ministro e l’alleato Partito Popolare Cristiano Democratico – Kdnp -) hanno anche motivato la decisione dicendo che questa convenzione incoraggerebbe la migrazione illegale e soprattutto favorirebbe la cosiddetta “ideologia gender”.
Addirittura è stato richiesto al governo ungherese di fare pressioni sull’Unione Europea affinché provveda a fare la stessa cosa, abolendo la Convenzione di Istanbul che, secondo l’Ungheria, contiene un approccio inaccettabile proprio sul “genere”.
Dopo il voto contro la Convenzione, un gruppo di parlamentari dell’opposizione ha protestato, accusando proprio Orban di condurre una vera e propria guerra contro le donne. In realtà del pensiero di Orban contro la teoria gender avevamo scritto in questo articolo, pertanto non dovremmo nemmeno meravigliarci più di tanto, nonostante in Ungheria vi sia un palese e continuo rifiuto dei diritti umani.
Naturalmente Amnesty International non ha taciuto davanti a quest’ennesimo affronto e il direttore della Ong ungherese – David Vig – ha rilasciato alcune dichiarazioni. Come prima cosa ha infatti ricordato che, dall’inizio del contenimento della pandemia da CoVid 19, i casi di violenza domestica nel Paese sono raddoppiati, poiché gli uomini violenti sanno perfettamente che non saranno né fermati né accusati di reato.
Inoltre, anche prima della pandemia, il governo non aveva fatto alcunché per combattere i maltrattamenti sulle donne, con un numero davvero risibile di indagini e processi.
E David Vig conclude le sue considerazioni affermando: «Chiediamo all’Ungheria di rivedere questa decisione, ratificare urgentemente la Convenzione di Istanbul e prendere tutte le misure necessarie per proteggere le ragazze e le donne dalla violenza domestica».
Siamo certi che Amnesty continuerà coerentemente a vegliare sulle donne e sulla comunità Lgbt come ha sempre fatto, indipendentemente dalla pandemia che attualmente affligge il mondo.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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