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Coronavirus e Ong: Anffas

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Anffas Onlus è nata a Roma nel 1958 da un gruppo di genitori di ragazzi con disabilità intellettive e da allora lavora per «Mettere definitivamente al centro il protagonismo delle persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo e far diventare tutti gli altri concetti, valori e azioni funzionali e orientati a raggiungere questo scenario» e «Assumere indiscutibilmente la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità come cornice di riferimento».

È di Roberto Speziale – presidente nazionale Anffas – una lettera aperta inviata alle Istituzioni italiane proprio in questi giorni in cui si parla dell’avvio della Fase 2 per l’emergenza CoVid19.

Il titolo della lettera è già di per sé emblematico: Ricominciare da dove?

Speziale inizia con il rilevare come l’emergenza sorta con il virus abbia da subito evidenziato le grandi fragilità e le gravi disuguaglianze presenti nel nostro sistema, in particolare sulle persone più deboli e vulnerabili, quelle che già prima di questi momenti bui erano a rischio discriminazione e segregazione.

Purtroppo il virus che ha colpito il mondo intero ha costretto tutti – e in particolare le persone con disabilità e le loro famiglie – a rivedere le proprie abitudini in modo pesante e anzi, sostiene Anffas, le Istituzioni li hanno praticamente abbandonati e costretti a «dover ricordare – letteralmente parlando – alle Istituzioni la nostra esistenza».

Nel frattempo, però, queste persone hanno scoperto risorse, individuando le priorità, scoprendo nuovi modi di fare le cose e soprattutto la possibilità e la forza di restare vicini, nonostante le distanze fisiche.

Ora siamo chiamati a volgere lo sguardo al futuro, al domani, all’inizio della fase 2, anche se ancora non si sa con precisione quando. Ma proprio perché c’è ancora incertezza, è importante chiedersi ora che cosa cambierà.

Scrive infatti Speziale: «Da che cosa ripartiremo? Cosa avremo imparato da tutta questa situazione? Quali “lezioni” potremo portare con noi, per rendere migliori le nostre vite e soprattutto per evitare che molte delle cose che ci sono successe si ripetano»?

Sicuramente questa emergenza ha messo in rilievo tutte le carenze, i ritardi e gli errori del sistema fin qui adottato, che va assolutamente ripensato costruendo quindi un nuovo sistema welfare. E sarà soltanto mettendo al centro le persone adattando su di loro i servizi che qualcosa di tangibile potrà essere fatto, e non il contrario come è stato sino a ieri. Insomma, è arrivato il momento di porre in atto una vera rivoluzione dei servizi che possa garantire a ogni singolo cittadino con disabilità pari opportunità rispetto alla generalità degli altri.

Continua la lettera aperta di Anffas: «La partecipazione e l’inclusione sociale dovranno essere gli obiettivi da perseguire. L’esclusione, la segregazione, la discriminazione dovranno essere le condizioni da contrastare da tutti e in tutti i modi.

I diritti civili, umani e sociali dovranno rappresentare i paradigmi di riferimento nel pensare e attuare politiche attive in favore delle persone con disabilità. Lo stigma sociale, i pregiudizi e la negazione dei diritti dovranno essere i nemici da combattere in tutti i modi e in tutte le sedi».

E termina in tono deciso: «Abbiamo avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle come serpeggi ancora, anche nei livelli istituzionali, un modello pronto a mettere rapidamente da parte dignità, diritti, perfino salute e sicurezza delle persone con disabilità, come se vi fosse alla base la convinzione che le loro vite, nel caso in cui occorre dare delle priorità, abbiano meno valore o siano più facilmente sacrificabili.

E non siamo più disposti a permettere che accada. A nessuno. Mai più».

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