Redazione
[email protected]
[email protected]
Direttore
[email protected]
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.
Il Portogallo, la piccola nazione europea affacciata sull’Oceano Atlantico e attaccata alla Spagna, ha dato dimostrazione di come tenga in grande conto sia la salute dei propri abitanti, sia i diritti umani.
Infatti, nonostante la forte emigrazione di cittadini portoghesi, esiste anche un fenomeno di immigrazioni e, senza por tempo in mezzo, il Governo del premier Antonio Costa ha deciso e approvato la sanatoria –almeno fino al primo luglio – per i richiedenti asilo e per tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno che abbiano chiesto di accedere ai servizi sanitari.
In questo modo i migranti potranno sia cercare un lavoro, sia accedere a tutti i servizi pubblici come la sanità, il conto in banca o l’affitto di una casa. E, dal momento che il CoVid19 è purtroppo arrivato anche lì, il governo potrà permettere il monitoraggio di tutte le persone che abitano il territorio.
È auspicabile che tutti i Paesi dell’Unione europea adottino una soluzione di questo tipo, per tutelare la salute dei propri cittadini e di tutti gli immigrati esposti, evitando così che nascano le leggende metropolitane secondo cui gli immigrati non si ammalerebbero di Coronavirus. Un virus razzista, insomma, che discrimina le persone di colore e chi lo afferma non pensa che non possono recarsi in ospedale (non lo possiamo fare nemmeno noi) e che troppo spesso non sono in regola in materia di immigrazione e permessi e quindi non hanno diritti. Motivo per cui esiste un sommerso di cui proprio nessuno sa nulla. Forse è il caso di cominciare a fare qualcosa se addirittura una Repubblica giovane come quella portoghese ha risolto in questo modo.
Non per niente il Portogallo, come molti forse sanno, ha avuto le sue glorie passate con possedimenti coloniali ma dall’inizio del XX secolo è stato soggetto a crudeli dittature, prima di Salazar e poi di Caetano. Poi, in seguito alla famosa Rivoluzione dei garofani del 1974, nel 1976 divenne una Repubblica semipresidenziale.
Attualmente è un paese economicamente povero, piccolo, con scarse risorse naturali e con una forte emigrazione di cittadini soprattutto verso le ex colonie, come per esempio il Brasile in America Latina (dove in effetti la lingua parlata è ancora oggi il portoghese).
A partire dal 1984, la nazione ha cominciato la sua modernizzazione in un ambiente stabile, e si è unita alla Comunità economica europea nel 1986. I governi successivi hanno compiuto diverse riforme e privatizzato di aziende statali, liberalizzando settori chiave dell’economia, tra cui quello finanziario e quello delle telecomunicazioni. Il Portogallo ha sviluppato un’economia sempre più basata sui servizi, ed è stata, nel 1999, una delle dodici nazioni fondatrici dell’euro, valuta che ha adottato il primo gennaio 2002, insieme ad altri 11 membri dell’UE.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.