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È nuovamente Amnesty International (ma anche per esempio molti avvocati e organizzazioni della società civile) che punta il dito contro i due Decreti sicurezza in vigore (n. 113 del 2018 e Decreto bis 53 e successiva Legge 77 del 2019 di cui avevamo parlato in questo articolo e anche in questo editoriale) dichiarando che hanno generato una situazione d’instabilità che sta vanificando e cancellando ogni possibilità di un percorso d’inclusione sostenibile per i migranti. È anche stato approntato un documento da Marco Omizzolo, intitolato “I sommersi dell’accoglienza” che è possibile leggere integralmente qui.
Senza mezzi termini, riporta la nota associazione sul suo sito: «I Decreti sicurezza hanno peggiorato il sistema di accoglienza in Italia e stanno generando ghettizzazione e povertà, sia economica sia sociale. Una situazione da non sottovalutare perché sta provocando l’aumento di vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali, come dimostrano i processi aperti».
E in effetti chi oggi chiede asilo è esposto a emarginazione sociale e il passo per finire nella rete della criminalità è breve.
Ma non solo poiché, con il taglio di fondi per i piccoli e grandi centri dedicati alla prima accoglienza, i servizi per l’inclusione diventano spese insostenibili, dal momento che i nuovi bandi non prevedono più l’insegnamento della lingua italiana, il supporto per la richiesta di asilo, per la formazione professionale e la concreta gestione del tempo libero. Va da sé che anche l’assistenza sanitaria alla persona viene fortemente ridimensionata, con conseguente crollo delle prestazioni erogate e del personale deputato al loro svolgimento.
Con i Decreti sicurezza è stata anche abolita la protezione umanitaria, sostituita con cinque nuovi tipi di permesso di soggiorno e quindi numerose persone, che in precedenza sarebbero state regolari, si trovano improvvisamente in condizione di illegalità e a rischio espulsione.
Ecco quindi che Amnesty si appella direttamente al Governo chiedendo di applicare modifiche urgenti alle normative vigenti in materia e nello specifico indica sul proprio sito:
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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