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Amnesty International: tre vittorie per i diritti umani

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Il direttore di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, ha dichiarato con molta soddisfazione sul sito dell’Associazione per i diritti umani che in meno di una settimana sono state ben tre le vittorie della società civile che «dimostrano come, anche in tempi così difficili per i diritti umani, si riescano a raggiungere dei risultati e rispondere alla domanda di giustizia che viene da ogni angolo della società globale».

Infatti sostiene Rufini: «La mobilitazione dei cittadini, a tutti i livelli, rimane il principale motore del progresso umano e deve aumentare sempre più la pressione sui governi, sui partiti, sui poteri economici e su tutte le forze che stanno ostacolando il cammino dei diritti umani. Per costruire un mondo migliore, e riaccendere una luce di libertà e uguaglianza per tutti gli esseri umani».

Ma quali sono stati dunque i traguardi raggiunti?

Il 28 novembre il tribunale civile di Roma ha dato ragione ad Amnesty ribadendo che  i respingimenti sono un atto contrario ai diritti umani. Purtroppo, tra il 2009 e il 2011, il nostro Paese ne aveva effettuati molti verso la Libia e proprio per questo motivo era già stato condannato dalla Corte europea dei diritti umani. Ora però il tribunale di Roma ha dato ragione a 14 ricorrenti (tra cui appunto la nota associazione) stabilendo un risarcimento per il danno arrecato e soprattutto per l’ingresso negato nel Paese al fine di ottenere protezione internazionale.

Il 2 dicembre, poi, la sola minaccia di una sentenza del tribunale amministrativo di Parigi a seguito di un ricorso di Amnesty ha spinto il governo di Emmanuel Macron ad annullare la decisione di inviare alcune imbarcazioni alla fantomatica “Guardia costiera” libica. Forte di questo successo, Amnesty è intenzionata a fare pressioni presso il governo italiano e altri affinché smettano di fornire mezzi scrivendo apertamente che «quella libica appare sempre più come un’organizzazione dedita ad attività criminose più che a salvare vite».

Infine il 3 dicembre un tribunale dell’Honduras ha condannato a 50 anni di carcere gli assassini dell’attivista per l’ambiente Berta Cáceres, uccisa nel 2016 per aver guidato la campagna contro una diga idroelettrica che avrebbe inondato i territori del popolo Lenca. Una vittoria da intestare  proprio ad Amnesty International che ha tempestato di appelli le autorità honduregne e continuerà a farlo fino a quando non sarà fatta interamente giustizia, cioè fino a quando non saranno individuati i mandanti dell’omicidio.

Insomma, tre vittorie per finire degnamente un anno, preparando le prossime battaglie piene di impegno e dedizione.

Riflessione al maschile sulle differenze di genere
La lettura in Italia secondo il rapporto Ocse-Pisa 2018

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