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“Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare”. Prendo in prestito questa famosa frase del film di fantascienza Blade runner di Ridley Scott, perché davvero negli ultimi tempi sto vedendo cose che, da umana, non solo non avrei mai potuto, ma soprattutto non avrei mai voluto, vedere o anche solo immaginare.
Ho visto una superstite dell’Olocausto finire sotto scorta a 89 anni.
Ho visto 80 lapidi profanate all’interno di un cimitero ebraico.
Ho visto cori razzisti intonati all’indirizzo di diversi calciatori dalla pelle scura.
Ho visto una libreria romana andare a fuoco per la seconda volta in pochi mesi.
Ho visto una targa in ricordo di un senegalese ucciso coperta di vernice nera.
Ho visto una bomba carta esplodere sotto l’auto di un writer che copre con i suoi graffiti i messaggi d’odio sui muri.
Ho visto violenza verbale e minacce approdare nel salotto di uno studio televisivo.
Potrei continuare ancora a lungo, perché di cose che voi umani non potreste neanche immaginare ne ho viste tante, troppe. E’ vero, ho visto anche tanta solidarietà, cortei, manifestazioni, parole di sostegno e di conforto. Ma purtroppo anche solo uno di quei gesti di disumanità, mette in ombra tutto quanto ci sia di buono e bello nella nostra società. Sono gesti che ci dimostrano come la storia non ci abbia insegnato nulla, come l’odio sia sempre dietro l’angolo, come la cattiveria gratuita sia all’ordine del giorno. Come ci sia ancora la necessità, nell’anno 2019 di nostra vita, di dar vita a una Commissione contro l’antisemitismo, il razzismo, l’odio e la violenza.
Eppure sono trascorsi ben 71 anni dall’approvazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che, proprio nei primi due articoli, recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” e ancora “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
Frasi semplici, quasi scontate, comprensibili anche per un bambino. Anzi, soprattutto per un bambino. Perché loro, si sa, nascono puri, senza odio, senza pregiudizi, senza violenza, senza razzismo. Il problema, per alcuni, arriva quando si inizia a crescere. Almeno fisicamente intendo.
“Meditate che questo è stato”, diceva Primo Levi in riferimento alle persecuzioni della Shoah. Probabilmente, in molti, non hanno meditato abbastanza.
Il direttore
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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