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Sono numeri davvero tristi e preoccupanti quelli che ha divulgato la nota Ong Save the Children nella decima edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio, a cura di Giulio Cederna, il cui titolo è “Il tempo dei bambini”. Sul nostro portale avevamo presentato lo scorso anno anche il precedente Atlante che si focalizzava sui bambini delle periferie, sempre a cura dello stesso Cederna.
A dieci anni dalla pubblicazione della prima edizione dell’Atlante, il bilancio della condizione di bambini e adolescenti nel nostro paese è peggiorata. Emerge infatti un aumento delle diseguaglianze intergenerazionali, sociali, geografiche ed economiche tra bambini del Sud, del Centro e del Nord Italia, tra ragazzi e bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole “bene” e delle classi ghettizzate.
Quella che ne esce è una desolante fotografia di un Paese vietato ai minori, un’Italia che ha abbandonato una delle sue risorse più grandi: i bambini, cioè il futuro.
Le differenze tra il 2008 (primo anno dell’Atlante) e il 2018 (l’ultimo esaminato) sono davvero grandi. In un Paese impoverito e molto colpito dalla denatalità (nel 2008 in Italia i minori rappresentavano il 17,1%, nel 2018 il dato è sceso a 16,2%), la spesa sociale per l’infanzia rimane tra le più basse in Europa, con un importo medio di 172 euro pro capite destinati a famiglie e minori da parte dei diversi Comuni. Purtroppo la media non è omogenea, poiché la spesa, per esempio in Calabria (la minore), si attesta a 26 euro pro capite, mentre in Emilia Romagna (la maggiore) a 316 euro.
Naturalmente povertà economica ed educativa sono strettamente correlate e si autoalimentano in un circolo vizioso. Infatti i minori che non svolgono sufficienti attività culturali sono ancora il 70% e anche lo sport per molti rimane un privilegio, poiché il 20% dei minori tra 5 e 17 anni non pratica alcuna attività sportiva e soltanto il 15% svolge qualche attività fisica non continua.
E ancora: mentre è in aperto svolgimento il dibattito sull’ambiente e sui cambiamenti climatici del nostro pianeta, bambini e adolescenti italiani crescono in luoghi dove c’è sempre meno verde e anzi, dal 2012 al 2018 si è riscontrato un aumento di 30.000 ettari di territorio cementificato e solo in una città italiana su dieci si raggiunge la dotazione minima di verde pubblico di 9 metri quadrati per abitante stabilita per legge. Inoltre gli edifici scolastici che frequentano i minori sono troppo spesso insicuri e non a norma: solo una scuola su cinque è antisismica, mentre in oltre 21.000 istituti manca l’agibilità e 24.000 non hanno il certificato di prevenzione incendi.
L’Atlante di Save the children parla chiaro: secondo i dati dell’Ocse, infatti, l’Italia spende per l’istruzione e l’università circa il 3,6% del Pil, quasi un punto e mezzo in meno rispetto alla media degli altri Paesi, pari al 5%. Anzi, con la riforma del 2008, in tre anni, sono stati tolti ben 8 miliardi. La spesa per l’istruzione è così crollata dal 4,6% del Pil del 2009 al 4,1% del 2011 fino al minimo storico del 3,6% del 2016.
A preoccupare è anche il dato sulla lettura di libri: addirittura quasi il 50% dei minori, pur frequentando la scuola, non legge libri oltre a quelli scolastici e quindi, se nel 2008 i “non lettori” erano il 44,7% del totale, nel 2018 il dato è salito al 47,3%.
Non finisce qui, poiché la cifra dei minori che vivono in povertà assoluta (senza i beni indispensabili per condurre uno stile di vita accettabile) è più che triplicata nel decennio in esame: dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018, arrivando a toccare l’incredibile numero di 1milione e duecentomila ragazzi.
Ecco quindi che Save the Children rilancia la sua campagna “Illuminiamo il futuro” con una petizione che è possibile firmare online cliccando sul nome della campagna stessa, chiedendo il recupero di spazi abbandonati da restituire all’infanzia e scuole sicure per tutti.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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