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La civiltà Maya rimane ancora oggi una società piuttosto misteriosa, di cui però abbiamo appreso riti particolari e tradizioni che ne connotano la grande organizzazione culturale, religiosa, politica e soprattutto l’utilizzo di diverse tecnologie molto avanzate.
È rimasta pertanto la curiosità sulla fine piuttosto repentina di questo popolo (al di là delle conquiste spagnole del XVI secolo) e a fare luce ci hanno pensato le ricerche di un team composto da David Wahl, Lysanna Anderson, Francisco Estrada-Belli e Alexandre Tokovinine (fonte Ansa).
Lo studio, iniziato nel 2013 e in seguito condotto sul campo tra il 2016 e il 2018, è stato pubblicato su Nature Human Behaviour e ha rilevato come i Maya ricorressero alla guerra totale anche nei periodi di maggiore prosperità e raffinatezza culturale e non soltanto per motivi religiosi, ma per un vero e proprio desiderio di conquista; pare infatti che il popolo maya si sia impegnato in guerre violente che portarono alla distruzione delle città e dei loro abitanti.
Sostengono gli studiosi che le conferme a questa tesi arrivano dalla scoperta del glifo dell’emblema di Witzna (antica città maya); successivamente venne scoperto che la stessa Witzna era stata menzionata nell’attuale nord del Guatemala a Naranjo, in un’iscrizione attestante come la città fu attaccata e bruciata per la seconda volta nel 697 d.C. Infine è stato trovato in un lago adiacente a Witzna uno strato di carbone derivante da un incendio databile proprio in quel periodo. Insomma, ogni scoperta ha confermato la precedente.
Ha spiegato all’Ansa Francesco Estrada-Belli: «È una scoperta molto importante, con una convergenza abbastanza unica tra i dati archeologici e paleoambientali. Questi risultati noi studiosi li immaginavamo già, ma ora finalmente abbiamo una prova concreta. Adesso si spera che cambino i paradigmi sulla storia dei Maya e su cosa fosse la guerra per loro. Si è sempre pensato che i Maya facessero guerre rituali o per acquisire prestigio, invece le prove dimostrano che non è vero: questo popolo entrava in guerra per conquistare, esattamente come facevano i Romani e gli Assiri». Quindi conclude: «I Maya hanno sempre fatto la guerra totale; non è dunque quella la causa della fine della loro civiltà, dobbiamo ricercare altri motivi».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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