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Marrakech: un tuffo tra souk, riad e profumo di argan

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Il Marocco è un paese dal forte impatto. Caldo, nella temperatura e nei colori: infinite sfumature di giallo, arancio e ocra, nell’aria, sulle pareti, sull’asfalto. Si è sempre circondati da una foschia che, mischiata al caldo, crea un filtro beige su tutto quello che c’è intorno.

In questa atmosfera calda e secca, quasi desertica, c’è Marrakech che freme, un sacco di bambini in giro, mille attività in corso: venditori di qualsiasi cosa, guide turistiche (insistenti) che cercano di convincerti a fare una visita del centro con loro, asinelli con carretti, turisti smarriti che cercano di orientarsi. E poi clacson, musica, balli, il suono dei flauti degli incantatori di serpenti, l’odore di spezie che ti avvolge.

Pieno luglio: dopo un passaggio veloce per la piazza principale, ci dirigiamo verso il nostro riad, tipiche case marocchine su più piani con un bellissimo cortile interno pieno di vegetazione, convertite in piccoli alberghi. Divani, cuscini e tavolini bassi sono i padroni del cortile, dove viene di solito allestita la colazione; all’ultimo piano una terrazza dalla quale si può godere di una vista davvero impagabile, soprattutto al tramonto.

Uscite dal riad e cominciata l’esplorazione una delle prime tappe sapevo sarebbe stata la moschea principale della medina. Le moschee sono la cosa che più mi incuriosiva, per capire qualcosa in più dell’Islam, del forte senso appartenenza che è in grado di generare, per vedere i suoi luoghi; purtroppo, però, dopo anni, le moschee non sono accessibili ai non musulmani. E lo capiscono subito che non sei musulmano.

Anche se solo da fuori, sono dei gioiellini; ci sono quelle storiche, monumentali, e poi ce ne sono mille più piccole, più nascoste, porte normalissime che nascondono luoghi sacri. Per tutti, più volte al giorno c’è il richiamo del muezzin che risuona dagli altoparlanti posti sui minareti.

C’è qualcosa di ancestrale e di estremamente arabo in un Paese che immaginavo molto più simile a una nazione europea. La tradizione e la religione sono più che presenti, le vedi, le senti, non le capisci e a volte le disprezzi. Le donne velate, esempio che primo salta all’occhio, sono tanto lontane da noi e dalla nostra visione del mondo quanto normali per loro; pensiamo che soffrano con quel caldo, che non sia normale che debbano coprirsi nel XXI secolo, ma poi si capisce come le nostre categorie mentali non sono un mezzo adatto a capire ciò che per i musulmani è regola e tradizione.

E questo vale per mille altre cose, nessuno si mostra socievole se non è preposto a questo per mestiere o per guadagnare qualcosa, la diffidenza si percepisce anche nelle zone più turistiche.

Andando avanti non possiamo perderci i famosissimi souk, mercati tentacolari, in cui non è concesso seguire una strada predefinita, i vicoli e l’assenza di segnali non lasciano scampo. Si è destinati a perdersi, a seguire indicazioni magari sbagliate, a non vedere l’ora di uscirne. Ma prima, una serie infinita di mini tajin, coprilampada cesellati, scarpe e ciabattine di ogni tipo rendono lo smarrimento molto piacevole.

Nota: assolutamente da vedere il souk dei tintori, con la testa rivolta in alto, dove fili di lana e seta colorati scendono sulle teste dei passanti e se si è fortunati si verrà trascinati all’interno di una bottega per capire attraverso quale procedimento dei pigmenti in polvere riescono a produrre degli abiti dai colori meravigliosi.

Nota 2: i giardini Majorelle, dove si percepisce il tocco europeo che si unisce alle piante grasse e all’architettura del posto. Un tesoro da visitare con calma, anche solo per i colori che offre.

Seconda tappa del viaggio: Essaouira, due giorni pieni di vento e argan. Arrivando, appena fuori la città, delle capre su un albero diventano per 5 minuti l’attrazione principale. È l’albero di argan, sul quale le capre si arrampicano abitualmente per mangiarne i frutti. E proprio l’argan è elemento fondamentale di questa città sul mare, meta turistica di locali e stranieri, surfisti e non.

Si usa a scopi cosmetici e alimentari, si può ammirare la spremitura dei semi davanti ai negozietti del centro, ne vengono decantate le proprietà benefiche in ogni dove e si cade facilmente nella trappola di usarne troppo, ritrovandosi con i capelli fin troppo “nutriti”.

Il vento di cui sopra attira sportivi con tavola, che sia surf, windsurf, kite: si vedono cavalcare le onde e fare evoluzioni in un punto preciso d un’estremità della spiaggia principale della città, sotto l’occhio di cammelli e cavalli, pronti a concedere ai turisti una passeggiata sulla spiaggia.

Una delle cose memorabili ad Essaouira sono state le due ore trascorse in un hammam.

Scelto in modo completamente casuale, entriamo in questo edificio di legno e mattonelle colorate, il suono degli uccellini che cinguettano ed un’accoglienza dolce e leggera, perfettamente in linea con l’atmosfera del luogo.

Bagno turco, poi un gommage, scrub intenso e molto efficace su tutto il corpo eseguito da mani sapienti, massaggio. Se ne esce sentendosi quasi in una realtà parallela, la testa leggera e il corpo rilassato.

La medina, molto turistica ma in modo discreto, ripropone lo schema delle altre città marocchine, vari souk, una grande piazza, riad e vicoli stretti. Caratteristica del luogo sono le mura poste a protezione della città; da uno dei quattro bastioni ai punti cardinali si aprono panorami pazzeschi da mari del nord, con vento e scogli protagonisti assoluti; una fila di cannoni rivolta verso il mare ricorda ai pirati di stare lontano.

Terza tappa: Marrakech due, l’approfondimento. Un giorno intero dedicato a residenze e tombe dei sultani. Il fascino arabo è sicuramente la componente maggiore di entrambe queste grandi strutture decorate finemente: mattonelle coloratissime ma sobrie ed elementi in muratura cesellati come fossero gioielli, elementi in legno e un’esplosione di colori bilanciata da tanto marmo bianco, in un caso di Carrara. Si capisce l’importanza delle famiglie per cui sono state costruite queste strutture, nel palazzo di Bahia sembra quasi di vederli i residenti camminare per le stanze e i cortili, oggi totalmente spogli di arredi.

Qualche consiglio pratico: qualsiasi bevanda alcolica è introvabile e chi cerca di darvi le indicazioni è spesso fastidioso. Adottare un atteggiamento zen è la soluzione, non fatevi turbare e date la sensazione di sapere dove state andando.

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