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La lotta ai cambiamenti climatici condotta da Greenpeace

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Greenpeace, la nota associazione ambientalista, prosegue la  sua lotta contro i cambiamenti climatici e questa volta punta il dito contro il nostro Paese.

In effetti, dopo i fenomeni atmosferici che stiamo vivendo di cui è stato peraltro scritto nell’editoriale di questa settimana, in una nota Greenpeace scrive che «la grandine sulle spiagge in piena estate, le tempeste in Emilia e nelle Marche, i venti oltre i 150 km orari, le ondate di calore seguite dal crollo delle temperature, gli incendi, i morti, i feriti e i dispersi altro non sono che l’evidenza del fatto che l’emergenza climatica la viviamo ormai sempre più spesso» aggiungendo però che in Italia questa emergenza è ormai ridotta ad uno strumento di lotta politica e campagna elettorale.

Ecco quindi qui di seguito i suggerimenti della stessa Greenpeace su quanto sarebbe auspicabile facesse il governo italiano per contrastare i cambiamenti climatici:

  • Basta combustibili fossili. Gas, petrolio e carbone sono i primi responsabili delle emissioni di gas serra e oggi ricevono in Italia sussidi per 16,8 miliardi ogni anno secondo uno studio del Ministero dell’Ambiente. Occorre invertire subito la rotta, abbandonare il carbone entro il 2025 come già programmato, bloccare per sempre le trivellazioni nei nostri mari e fermare inutili investimenti sul gas. Contemporaneamente si deve investire di più nelle energie rinnovabili, nei sistemi di accumulo, nell’efficienza energetica e nelle interconnessioni di rete. Così arriveremo ad avere un’Italia 100% rinnovabile. Ci guadagnerebbe l’ambiente, ma anche tutti noi, sia in termini di salute che per la creazione di nuovi posti di lavoro. Tutto questo è tecnicamente ed economicamente possibile, manca solo la volontà politica e delle grandi aziende che da decenni fanno profitti inquinando il nostro pianeta.
  • Mobilità sostenibile. Bisogna cambiare la mobilità, privilegiando quella alternativa (per esempio bici, anche elettriche), la mobilità condivisa (servizi di bike, scooter e car sharing) e quella pubblica. E bisogna contemporaneamente spostare tutto sul vettore elettrico, abbandonando i motori a combustione interna e anche le false soluzioni come il metano, il GPL e i biocarburanti. Per iniziare mettiamo al bando i diesel (la tipologia di motore più inquinante) dalle nostre città entro il 2021, vietando la vendita di nuove auto diesel entro il 2028. Contemporaneamente si deve creare un’infrastruttura di ricarica capillare in tutto lo stivale e supportare comuni, regioni e privati cittadini che decidono di investire nelle auto elettriche abbandonando anche quelle a benzina. Perché farlo? L’inquinamento da NO2 – biossido di azoto – derivante in massima parte dai trasporti, causa in Italia ogni anno oltre 17mila morti premature. Può apparire difficile ma con i dovuti incentivi è certamente possibile farlo.
  • Basta allevamenti intensivi. La produzione e il consumo di carne vanno dimezzati a livello globale entro il 2050, altrimenti non potremo rispettare gli Accordi di Parigi Cop 21. L’Italia e l’Europa devono fare la propria parte, essendo tra i più forti consumatori al mondo di carne procapite. Tutti possiamo fare la differenza, consumando meno carne e privilegiando prodotti locali provenienti da allevamenti ecologici ed estensivi. Ma ovviamente è anche il sistema di produzione a dover cambiare, e in particolare la Politica Agricola Comune deve smettere subito di finanziare con soldi pubblici allevamenti intensivi che hanno vantaggi solo per pochi e un impatto ambientale enorme a carico della collettività.
  • STOP deforestazione. Le foreste sono il polmone del nostro pianeta, assorbono CO2 e puliscono l’aria che respiriamo. Purtroppo siamo quotidianamente complici della deforestazione, che distrugge anche habitat di specie a rischio estinzione, per fare spazio a monocolture – come la palma da olio per i cosiddetti biocarburanti – o agli allevamenti intensivi. Per queste ragioni serve uno stop immediato alla deforestazione, da mettere in campo entro il 2020. E si devono poi ripiantare 500 milioni di ettari foreste entro il 2030. Dobbiamo preservare i polmoni della Terra, altrimenti non vinceremo la sfida del cambiamento climatico.
  • Proteggiamo i nostri mari. Gli oceani hanno assorbito circa il 30% della CO2 emessa dalle attività umane e il 90% del calore generato dal riscaldamento climatico. Tutto questo sta mettendo i nostri mari sotto una forte pressione, come se non bastassero altre forme di inquinamento, la pesca eccessiva e altre minacce. La componente biologica ha un ruolo fondamentale nella capacità degli oceani di assorbire CO2. Per questo è importante proteggere le funzioni fondamentali del più grande ecosistema del Pianeta, ad esempio istituendo una rete di aree marine protette che tuteli almeno il 30% della superficie degli oceani.
  • Basta plastica usa e getta. La plastica è un derivato del petrolio e troppo spesso finisce nei nostri mari e fiumi, mette a rischio le specie che la ingeriscono (compresi gli umani, perché è ampiamente dimostrato che anche noi ingeriamo le microplastiche) e contribuisce anche al cambiamento climatico. Le proiezioni dell’industria petrolchimica prevedono una crescita esponenziale della produzione di plastica che, secondo le stime, al 2050 sarà responsabile del 20% della richiesta globale di petrolio. Ovviamente per utilizzare in modo diverso quei combustibili fossili che non potremo più bruciare nelle nostre auto e per produrre energia. Ma già oggi il ciclo di vita della plastica genera a livello globale un enorme impatto in termini di CO2 prodotta. Per questo occorre ridurre la produzione di plastica, iniziando da quella usa e getta che le grandi multinazionali degli alimenti e delle bevande continuano a produrre in quantità sempre maggiori.
Caro diario, gira la pagina con "Movimentazioni"
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