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Diseguaglianza. È una delle grandi malattie del nostro tempo. Tante volte diagnosticata, altrettante volte ignorata. Trattata come un male ineludibile, a cui rassegnarsi. È vero, negli ultimi trent’anni molti milioni di uomini e donne si sono emancipati dalla fame. È altrettanto vero che i ricchi sono sempre più ricchi e agli altri restano le briciole. Oxfam ce lo ricorda costantemente. Ma la novità degli ultimi decenni è che la diseguaglianza è cresciuta in Occidente, è di casa in Europa, alligna in Italia. I compensi dei manager sono schizzati alle stelle, ormai senza alcuna relazione con la reale produzione di ricchezza. Il valore d’acquisto di salari e stipendi è drasticamente arretrato. La precarietà nel lavoro può durare decenni. L’area della povertà si allarga a dismisura. Il solidarismo cattolico e l’egualitarismo socialista sembrano andati in soffitta. La redistribuzione della ricchezza è un ricordo appassito. I nostri stessi princìpi costituzionali non interessano più nessuno. La vulgata liberalista impera, fino a diventare “senso comune”, testimonianza di presunta modernità. Quindi, la forbice tra ricchi e poveri può allargarsi a dismisura senza che nessuno se ne dolga.
Bene così? Non credo proprio. La corda è tesa, al limite della rottura. La constatazione che il malcontento si orienti a destra o verso i sovranisti non cambia lo stato delle cose. Il conflitto sociale è ampio e inizia a manifestarsi, basta fermarsi un attimo ad osservare. Ma questo è un esercizio che fanno in pochi.
Tra questi è il caso di citare il “Forum Disuguaglianze Diversità”. Nato da un’idea della Fondazione Lelio e Lisli Basso, vede la partecipazione di otto organizzazioni di cittadinanza attiva (Fondazione Basso, ActionAid, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Dedalus Cooperativa sociale, Fondazione di Comunità di Messina, Legambiente, Uisp) e di un gruppo di ricercatori e accademici impegnati nello studio della disuguaglianza e delle sue negative conseguenze sullo sviluppo. Attraverso l’incontro e la collaborazione tra questi due mondi il Forum intende disegnare proposte generali per l’azione collettiva e pubblica tese a ridurre le disuguaglianze.
A marzo il Forum ha presentato il Rapporto dal titolo “15 proposte per la giustizia sociale”, un lungo e articolato studio frutto di un approfondito lavoro collegiale. Le singole sezioni sono state coordinate da Fabrizio Barca, Daniele Checchi, Maurizio Franzini, Elena Granaglia, Salvatore Morelli e Lorenzo Sacconi, con specifici contributi di Vittorio Cogliati Dezza, Sabina De Luca e Flavia Terribile. La responsabilità editoriale è stata di Fabrizio Barca e Patrizia Luongo, con l’apporto di Silvia Vaccaro per l’organizzazione e la comunicazione.
Abbiamo scelto di proporre ai lettori di Felicità Pubblica una breve sezione dedicata, per l’appunto, alla diseguaglianza. Non bastano denunce generiche e moralistiche. È indispensabile conoscere analiticamente le forme contemporanee delle diseguaglianze. Provare a invertire la tendenza non solo è possibile ma è assolutamente necessario se vogliamo evitare l’affermazione di conflitti e processi distruttivi dagli esiti assai incerti.
STATO DELLE DISUGUAGLIANZE IN TREDICI PUNTI
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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