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In Louisiana i deputati della Camera hanno approvato una legge che vieta l’aborto, sulla scia dello stato dell’Alabama di cui avevamo scritto pochi giorni fa in calce a questo articolo.
Del resto la Louisiana è separata dall’Alabama solo dallo Stato del Mississippi e fa parte degli Stati del Sud degli Usa, quelli cosiddetti sudisti durante la guerra di secessione (guerra civile) americana iniziata nel 1861. In effetti lo Stato mantiene una netta tradizione conservatrice nonostante sia governata dal 2016 dal democratico John Bel Edwards che ha firmato senza por tempo in mezzo la legge contro l’aborto, rompendo con il proprio partito. Tra l’altro, con leggi fortemente proibizioniste e un limitato ricorso alla libertà condizionale, la Louisiana ha una persona in carcere ogni 86 abitanti, il che la rende lo Stato con il più alto tasso di incarcerazione degli Stati Uniti.
La nuova legge, di fatto, vieta l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) da quando il battito cardiaco fetale è rilevabile e ha imposto pesanti restrizioni al diritto di abortire oltre le sei settimane, unendosi ad altri Stati americani.
Va anche sottolineato che il testo di questa legge (passata alla Camera con 79 voti a favore contro 23 contrari, mentre in Senato era stata licenziata con 31 a 5) include alcune eccezioni per i casi in cui sia a forte rischio la vita della madre o il feto abbia malattie letali.
L’organizzazione Planned Parenthood, che fornisce assistenza all’aborto, ha denunciato in una nota che «la Louisiana è parte di un allarmante e molto contrastato trend nazionale di divieti che rendono l’aborto reato prima ancora che le donne sappiano di essere incinte, minacciandole di indagini e promettendo ai medici di trascinarli in tribunale per il loro lavoro». E ancora Leana Wen, presidente dell’organizzazione, ha rimarcato che «vietare l’aborto non fermerà l’aborto: metterà fine alle procedure sicure e legali, mettendo a rischio la vita delle donne. Non si tratta di medicina o scienza, ma di potere sui corpi delle donne».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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