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Nel sultanato del Brunei è entrata in vigore la sharia

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Il 3 aprile scorso, nel piccolo ma ricchissimo sultanato del Brunei è entrata in vigore, nel codice penale, la sharia cioè la legge coranica.

Il Brunei – il cui nome completo è Stato del Brunei, Dimora della Pace –  è situato sull’Isola del Borneo nel Sud Est asiatico e confina con la Malesia.

La svolta integralista al codice penale è stata data dal sultano Hassanal Bolkiah che in un discorso pubblico ha affermato: «Voglio vedere gli insegnamenti dell’Islam rafforzarsi in questo Paese».

Purtroppo l’entrata in vigore della sharia permette punizioni disumane e crudeli come la lapidazione per rapporti omosessuali o tradimenti e l’amputazione degli arti superiori per chi è accusato di furto, persino per i minori.

Questa svolta ha suscitato condanne da tutto il mondo e da tutti gli attivisti per i diritti umani. Ha infatti dichiarato Rachel Chloa-Howard, ricercatrice di Amnesty International: «Il Brunei deve fermare immediatamente questi feroci provvedimenti e deve rivedere il codice penale in conformità con i suoi obblighi in materia di diritti umani. La comunità internazionale deve condannare urgentemente la decisione del Brunei di applicare queste pene crudeli».

Del resto, il sultanato del Brunei non ha ancora ratificato la  Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti e ha respinto tutte le raccomandazioni in occasione della Revisione periodica del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2014.

Ma c’è molto di più: gli atti di tortura e altre forme di maltrattamenti sono assolutamente vietati dai principali trattati internazionali sui diritti umani, molti dei quali non sono stati firmati o ratificati dal Brunei. Inoltre, questo divieto è anche riconosciuto come una norma perentoria del diritto internazionale consuetudinario: ogni stato è vincolato a questo anche se non ha siglato trattati in merito. Tutti gli atti di tortura costituiscono crimini in base al diritto internazionale.

Numerose star mondiali (a partire da George Clooney e Sir Elton John) hanno fatto partire un boicottaggio verso gli alberghi (naturalmente tutti di lusso) di proprietà del sultano del Brunei, situati in diverse parti del mondo tra cui due in Italia: Hotel Eden a Roma e Hotel Principe di Savoia a Milano, i cui account sono stati cancellati dai social per non rendere noto il numero delle prenotazioni. Il gestore degli alberghi Dorchester Collection si è in ogni caso dissociato dalle posizioni prese dal sultanato e ha ribadito invece i valori di inclusione, diversità e uguaglianza che afferma essere condivisi dalle 3.630 persone impiegate nel lavoro con mansioni diverse.

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