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Nel fine settimana da poco passato si sono tenute elezioni in Ucraina, Turchia e Slovacchia.
L’esito più sorprendente è stato quello della Slovacchia che, per la prima volta nella sua storia, ha eletto una donna come presidente.
Zuzana Čaputová ha 45 anni e non solo è donna, ma anche avvocato, europeista convinta, ambientalista, strenua lottatrice contro la corruzione e paladina dei diritti dei più deboli, cioè omosessuali, bambini e donne.
Magari siamo stati noi a crearci lo stereotipo dei Paesi del Centro ed Est Europa come preda di populismi facili e arcaici, come se gli elettori di quei Paesi siano ormai assuefatti e remissivi. Se è così, siamo stati smentiti da Zuzana Čaputová che, al ballottaggio contro Maros Sefcovic (commissario Ue per l’Energia), ha vinto con quasi il 60% dei consensi.
Nonostante la Slovacchia sia un paese di circa 5,5 milioni di abitanti a maggioranza cattolica, la donna è riuscita ad ottenere voti anche nelle zone rurali e più conservatrici dello Stato, spiegando con pacatezza le sue prese di posizione sull’aborto, sull’estensione dei diritti alle coppie omosessuali e prendendo posizioni molto nette sulla protezione dell’ambiente, sul sostegno alle persone deboli e/o anziane e per una riforma della giustizia al fine di renderla più efficace e indipendente contro la corruzione.
Del resto, proprio un anno fa, la Slovacchia ha vissuto un evento traumatico con l’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírová. Kuciak stava indagando su operazioni politico-mafiose legate al partito di governo e il suo assassinio nel cuore dell’Europa ha scatenato una tempesta politica. Ma anche una tempesta emotiva nel cuore delle persone della società civile che non ha dimenticato la posizione assunta sin da allora da Zuzana Čaputová che aveva partecipato alla manifestazione per condannare quel doppio crimine chiedendo le dimissioni del primo ministro di allora Robert Fico, accusandolo di aver creato un clima ostile contro la libertà di stampa. Subito dopo la sua elezione, la nuova presidente ha acceso un cero in memoria della coppia assassinata, promettendo proprio di rafforzare l’indipendenza della magistratura.
Le prime parole della presidente sono state un appello all’unità: «Cerchiamo quello che ci unisce, mettiamo la cooperazione al di sopra degli interessi personali, è possibile non cedere al populismo e guadagnarsi la fiducia della gente senza ricorrere a un lessico aggressivo e ad attacchi personali».
Una finestra, insomma, si è aperta nel fronte del Visegrad a portare un po’ di luce, non resta che augurare se ne aprano tante altre, sarà un giovamento per tutti.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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