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Anbi: in fase di criticità idrica la Pianura Padana

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La Pianura Padana è in una fase di forte criticità idrica. A lanciare l’allarme è  stata Anbi   – Associazione nazionale bonifiche irrigazioni – con i consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue.

La criticità attuale non è soltanto del fiume Po il cui livello in molti punti del suo percorso è sotto lo zero idrometrico, ma di tutti gli altri fiumi e dei laghi lombardi: l’Adige, per esempio, è sotto il livello minimo mai registrato, ma i fiumi Enza, Secchia, Reno si trovano più o meno nella stessa condizione.

In effetti però l’Anbi punta il dito verso il più grande fiume del nostro Paese e fa notare come le osservazioni degli organi competenti sui punti di rilevazione (Piacenza, Cremona, Boretto, Borgoforte, Pontelagoscuro) indichino flussi inferiori del 70 per cento a gennaio e del 40 per cento a febbraio.  Sotto al Ponte della Becca a Pavia, il fiume si presenta in secca come durante il mese di agosto.

Per quanto riguarda i laghi, destano attenzione il Lago Maggiore, quello di Como e l’Iseo, i cui livelli sono molto al di sotto della media stagionale, anche se in loro aiuto dovrebbe arrivare lo scioglimento delle nevi che però sono state piuttosto scarse, complici le elevate temperature dello scorso mese di febbraio.

Dunque questa situazione è davvero preoccupante, anche se esistono ancora margini di tempo per nuove precipitazioni; purtroppo le previsioni meteo a breve indicano soltanto fenomeni temporaleschi che non risolverebbero granché. In ogni caso i diversi Consorzi di bonifica si stanno già adoperando per creare riserve d’acqua soprattutto per rispondere alle necessità idriche delle campagne e delle coltivazioni.

Per fortuna la situazione nelle regioni meridionali e insulari è radicalmente diversa, grazie alla presenza di numerosi invasi che, con le copiose piogge avute, permettono oggi di avere scorte idriche che in media sono doppie rispetto allo scorso anno.

Afferma infatti il presidente di Anbi Francesco Vincenzi: «La situazione in atto sollecita due considerazioni: la necessità di attivare, al più presto, tavoli di concertazione nelle regioni del Nord, per contemperare preventivamente i diversi interessi gravanti sull’utilizzo della risorsa idrica, rispettando le priorità previste dalla normativa, che indica l’uso agricolo dopo quello umano. Il Piano Invasi Straordinario e gli ulteriori investimenti che è necessario attuare sono la risposta che serve al Paese, alla sua economia, all’occupazione».

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