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Dell’epidemia di Ebola scoppiata nel mese di agosto dello scorso anno nella Repubblica Democratica del Congo avevamo dato conto in questo articolo.
Lungi dall’essere stata debellata, l’epidemia continua data la popolosità dei luoghi colpiti e, purtroppo, alcuni centri di Medici Senza Frontiere sono stati presi d’assalto e distrutti. Gli aggressori non sono stati identificati. Gli attacchi sono stati due a distanza di pochi giorni: il primo è avvenuto la sera del 24 febbraio a un Centro di trattamento Ebola nel distretto di Katwa, mentre il secondo è avvenuto pochi giorni dopo, il 27 febbraio, contro il Centro di trattamento Ebola nella città di Butembo. In quest’ultimo, gestito insieme al ministero della salute del Paese africano, alcuni aggressori hanno dato alle fiamme diverse aree della struttura e alcuni veicoli; le fiamme sono state domate ed è stato reso noto che al momento dell’attacco erano presenti 57 pazienti tra cui 15 casi confermati di Ebola.
Entrambe le aggressioni hanno portato alla sospensione delle attività di MSF che, per la sicurezza del suo staff, ha evacuato le aree interessate in attesa di valutare i rischi nel continuare a provvedere all’assistenza medica.
Ha commentato in una nota Hugues Robert, responsabile MSF per le emergenze: «Questi attacchi alle nostre strutture mediche ci rattristano enormemente. Non mettono in pericolo solo la vita del nostro staff, ma soprattutto quella delle persone più vulnerabili che sono al cuore della nostra risposta: i pazienti. Alla luce di questi due violenti attacchi non abbiamo altra scelta se non sospendere le nostre attività fino a futuri sviluppi. Come medici è molto doloroso essere costretti ad abbandonare i nostri pazienti, le loro famiglie e gli altri membri della comunità in un momento così critico della risposta all’epidemia di Ebola».
Nei sette mesi dallo scoppio della nuova epidemia nel Nord Kiwu e nell’Ituri sono stati registrati 879 casi e ben 553 sono stati i decessi.
Nonostante la sospensione dei centri aggrediti, MSF continuerà a gestire le attività legate all’epidemia del virus a Kayna e Lubéru, due città nel Nord Kiwu, nonché i centri di isolamento per l’Ebola nella provincia di Ituri.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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