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Amnesty International, si sa, non risparmia nessuno e non le manda a dire: ha infatti pubblicato un nuovo report dal titolo esplicativo “Obiettivo: silenzio. La repressione globale contro le organizzazioni della società civile”. Sulle Ong abbiamo scritto molte volte e in particolare in questo articolo abbiamo spiegato che cosa sono.
In base ai dati raccolti, il report di Amnesty dice che sono cinquanta gli Stati che nel corso degli ultimi mesi hanno adottato (o stanno per farlo) leggi contro le Ong, tant’è che in una nota ufficiale il segretario generale dell’associazione Kumi Naidoo ha evidenziato: «Un crescente numero di governi sta ponendo irragionevoli ostacoli e limitazioni alle Ong, impedendo loro di portare avanti un lavoro fondamentale. In molti stati le organizzazioni che osano parlare di diritti umani vengono ridotte al silenzio e per le persone che si riuniscono per difendere e chiedere diritti è sempre più difficile farlo in condizioni di libertà e sicurezza. Ridurle al silenzio e impedire loro di lavorare ha conseguenze per tutti».
Questo report (che è possibile scaricare qui previa registrazione) è il terzo della campagna “Coraggio” della Onlus che documenta la stretta globale nei confronti di chi difende e promuove i diritti umani.
Le ONG sono state prese di mira in diversi Paesi del mondo, come per esempio in Pakistan, Bielorussia, Arabia Saudita, Egitto, Ungheria, e India.
Altri Paesi come Azerbaigian, Cina e Russia hanno introdotto nuove norme in materia di registrazione e reportistica. In base a queste normative restrittive, le Ong sono sotto il costante controllo delle autorità e il loro mancato rispetto comporta persino il carcere per gli operatori. La Cina controlla strettamente le attività delle associazioni, mentre in Russia quelle che ricevono fondi dall’estero sono state etichettate come “agenti stranieri”.
Infine, in molti Paesi, gli attacchi alle Ong riguardano in modo specifico le associazioni che si battono in favore dei diritti umani e delle comunità ai margini. Naturalmente anche contro quelle che promuovono i diritti delle donne, delle persone Lgbti, dei migranti e dei rifugiati. Persino le associazioni ambientaliste vengono spesso colpite.
La nota di Kumi Naidoo termina in questo modo: «I difensori dei diritti umani sono dediti a creare un mondo migliore per tutti. Non abbandoneremo questo impegno perché sappiamo quanto è importante. A New York nel dicembre 2018, in occasione del ventesimo anniversario della Dichiarazione Onu sui Difensori dei Diritti Umani, i leader del mondo hanno ribadito il loro impegno a creare un ambiente sicuro per i difensori dei diritti umani. Ora devono tradurre quell’impegno in realtà».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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