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Questa è la storia di un figlio di migranti, un piccolo che ha visto la luce pochi giorni fa proprio qui in Italia, a Busto Arsizio in provincia di Varese. Il neonato è figlio di Martel Talefo e di Massa Irene e ha già una sorellina che si chiama Angela. La sua è una famiglia arrivata nel nostro Paese a marzo del 2016 proveniente dal Camerun, a seguito della traversata del Mediterraneo su un barcone della speranza partito dalla Libia. Perché allora, se si arrivava vivi, era ancora possibile sbarcare e venire poi smistati e vivere insieme.
La famiglia, infatti, non è stata divisa ed è approdata in piena Pianura Padana, esattamente a San Daniele Po, in provincia di Cremona. Terra di leghisti, si sa, persone che, a sentire gli sproloqui urlati da mesi, non accolgono i migranti e li vorrebbero rimpatriare. Invece il sindaco cremonese Davide Persico li ha accolti e aiutati. Del resto, e sono parole proprio del primo cittadino, Martel si è dimostrato da subito molto attivo e pragmatico, pieno di idee per lavorare, aiutare e darsi da fare, garantendo in questo modo una vita sempre migliore alla propria famiglia. Ha anche svolto lavori socialmente utili per la comunità e tutta la sua famiglia si è ambientata benissimo.
Il sindaco, con il plauso dei suoi cittadini, è sempre stato disponibile per i migranti che sono passati là e in tanti hanno ricevuto il suo aiuto; infatti è diventato amico di Martel, lo ha aiutato a chiedere e ottenere per sé e la famiglia un permesso di soggiorno umanitario e li ha idealmente seguiti quando i tre si sono spostati allo Sprar di Varese meno di due anni fa, rimanendo in contatto telefonicamente con loro. Sì, sono stati inviati proprio a Varese dove, sempre per sentito dire, i cittadini non vorrebbero stranieri e avrebbero paura di loro. Eppure Martel ha trovato un lavoro fisso, ha preso la patente e vive decorosamente e serenamente, in buoni rapporti con tutti. È corretto ricordare che, con il Decreto Legge del 4 ottobre 2018 – di cui abbiamo parlato in questo articolo – il permesso di soggiorno umanitario è stato abrogato.
Ma la sorpresa del sindaco di San Daniele è stata davvero grande quando ha ricevuto la telefonata di Martel che gli annunciava la nascita di un figlio. Infatti la gravidanza era stata tenuta segreta sino ad allora, ma il vero motivo della sorpresa è stato un altro: la piccola creatura è stata chiamata con il nome e cognome della persona che li aveva accolti a braccia aperte e si era presa a cuore la loro sorte; quindi al neonato è stato posto il nome di Pepabou Davide Persico, esattamente come se il cognome fosse un nome proprio di persona. Un nome da incorniciare come vero e proprio attestato di integrazione.
Il sindaco Persico, commosso, ha inserito su Facebook queste parole: «Oggi ho ricevuto il regalo più bello che un sindaco possa desiderare nel corso della sua “carriera”. È nato un bimbo, figlio di due ragazzi ospiti a San Daniele per qualche anno ed oggi integrati con un lavoro, una casa e una famiglia felice. Ieri è nato Pepabou Davide Persico. Sono onorato e felice di aver contribuito alla felicità di queste persone, è per me un riconoscimento straordinario. Buona vita ragazzi, non vedo l’ora di conoscere il mio omonimo».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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