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Greenpeace denuncia “La crisi mondiale dei rifiuti nucleari”

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Greenpeace, la nota Ong che difende l’ambiente, ha pubblicato uno studio intitolato La crisi mondiale dei rifiuti nucleari.

Il rapporto è stato redatto da esperti nella materia, che hanno analizzato la situazione di sette Paesi che utilizzano il nucleare e precisamente Belgio, Francia, Giappone, Svezia, Finlandia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Shaun Burnie – responsabile della campagna di Greenpeace Germania – è stato il coordinatore del rapporto e ha dichiarato direttamente sul sito della Ong: «Siamo effettivamente davanti a una crisi mondiale dei rifiuti nucleari riguardante tutto l’insieme delle industrie che  utilizzano questo tipo di fonte energetica, ma la cosa in gran parte viene nascosta al pubblico. Ogni Paese che ha sfruttato o sfrutta i reattori nucleari e le installazioni relative alle fasi di produzioni di questa energia (estrazione, trattamento, arricchimento e ritrattamento dell’uranio) ha una “eredità” di rifiuti nucleari. E nessuno ha trovato una soluzione gestibile». Per essere ancora più esaustivo ha spiegato: «I danni sono diversi e dipendono dal tipo di rifiuto. Per esempio i rifiuti provenienti dall’estrazione dell’uranio saranno radioattivi per circa un milione di anni. I pericoli dello stoccaggio sono il rischio di incendio, di inondazioni, difetti tecnici nella costruzione dell’apparato di contenimento dei rifiuti, costi mai definiti e sconosciuti per la messa in sicurezza».

Secondo il rapporto della Ong, nel mondo sono già presenti 250 tonnellate di combustibili esausti altamente radioattivi, dislocati in 15 Paesi e stoccati in piscine di raffreddamento presso le centrali nucleari, indipendentemente dal fatto che siano in attività o meno.

Un quantitativo enorme, considerando che questi rifiuti non possono essere trattati né custoditi senza grandissime precauzioni che comportano, ovviamente, costi molto elevati.

In particolare Greenpeace punta il dito contro la Francia dove  L’Istituto per la radioprotezione e la sicurezza nucleare di Parigi ha già evidenziato come il centro di ri-processamento nucleare situato a La Hague, sulla Manica, sia al limite di saturazione e quindi rappresenti un pericolo davvero significativo. Tuttavia la compagnia che lo gestisce ha sminuito il pericolo spiegando che «sino al 2030 non ci saranno problemi».

È indubbio pertanto che nessuno abbia ancora trovato una soluzione per questi problemi e che prima o dopo dovremo occuparcene concretamente e con tecniche avanzate per scongiurare possibili tragedie.

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