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Venti anni fa, l’11 di gennaio, moriva Fabrizio De André, il grande autore italiano che ha cantato molte storie di emarginati e dimenticati.
In particolare ha dedicato una canzone proprio ai rom e precisamente al popolo dei khorakhané, musulmani provenienti dai territori della ex Jugoslavia.
Il brano è stato inserito nell’album “Anime salve” inciso nel 1996 e il titolo è Khorakhané (A forza di essere vento).
Alla stesura del pezzo del grande Faber ha collaborato anche un suo caro amico, Giorgio Bezzecchi, con il peso di una tragedia personale sulle spalle: cittadino italiano appartenente alla comunità di rom harvati (cioè croati) ha visto padre e madre deportati nel campo di concentramento di Tossicia, in Abruzzo. Mentre i suoi nonni erano stati fatti salire su un treno della morte con destinazione Auschwitz, senza speranza di ritorno.
Ascoltando la struggente canzone non è possibile ignorare il riferimento alle persecuzioni subite dai rom, come ad esempio: «I figli cadevano dal calendario / Yugoslavia, Polonia, Ungheria / i soldati prendevano tutti / e tutti buttavano via».
Ma la parte più incisiva del brano è quella finale cantata dalla moglie di De André, Dori Ghezzi, scritta in lingua romanì che, tradotta, dice così: «Poserò la testa sulla tua spalla / e farò un sogno di mare e domani un fuoco di legna / Perché l’aria azzurra / diventi casa / chi sarà a raccontare / chi sarà. Sarà chi rimane / io seguirò questo migrare / seguirò / questa corrente di ali».
Qui di seguito il testo completo della canzone:
Khorakhané (A forza di essere vento)
Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento
Porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
Per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso
Qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
Nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace
I figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via
E poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere
Ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare
E se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio
Lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio
Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta
(Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna)
Vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla
(Perché l’aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà)
Ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti
(Sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali).
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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