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Approvato al Senato il Decreto Sicurezza

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È stato congedato con l’approvazione del Senato (163 voti a favore a fronte di 288 presenti e 241 votanti) il Decreto sicurezza, uno dei provvedimenti proposti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e dal suo partito, la Lega. Il decreto è passato con il voto di fiducia, molto discusso e discutibile vista la delicatezza della materia.

Inoltre tutti gli emendamenti parlamentari presentati in aula sono stati respinti, mentre è stato approvato un maxiemendamento voluto dal governo che ha modificato il decreto in senso più restrittivo. Ora passerà all’esame della Camera che lo ha inserito in calendario per il 22 novembre.

Quello approvato è il testo rivisto del precedente decreto del mese di settembre e si articola sostanzialmente in tre parti: sicurezza pubblica, immigrazioni e organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati  alla criminalità organizzata (ANBSC) .

Uno dei punti più controversi del decreto sicurezza è certamente quello in materia di immigrazioni.

Infatti si va dall’abrogazione della protezione umanitaria al prolungamento del periodo di detenzione nei Centri permanenti per il rimpatrio (Cpr); dalla riforma e soprattutto il ridimensionamento del sistema di accoglienza ordinario dei richiedenti asilo (Sprar) al prolungamento dei tempi di trattenimento dentro gli hotspot, che potranno trattenere i migranti sino a 210 giorni solo per verificare la loro identità.  Non solo, poiché ci sarà la revoca dello status di rifugiati per coloro che sono condannati in primo grado per alcuni tipi di reati.

In realtà, con i pesanti tagli previsti dalle nuove linee guida, si penalizzano esclusivamente i costi legati all’erogazione di servizi di integrazione, garantiti con l’impiego di figure professionali specializzate. Infatti il privato che deciderà di partecipare ai nuovi bandi non dovrà più preoccuparsi di garantire l’insegnamento della lingua italiana, il supporto per la richiesta di asilo, la formazione professionale, la positiva gestione del tempo libero (attività di volontariato, di socializzazione con la comunità, attività sportive) e i migranti saranno abbandonati a se stessi senza alcun programma di integrazione.

Particolarmente pesanti infine le misure relative alla cittadinanza: sono quattro gli anni richiesti dall’amministrazione per dare una risposta alla richiesta di cittadinanza presentata da una persona che nei precedenti dieci anni aveva già dimostrato di essere nelle condizioni richieste dalla legge. Non pare ammissibile che le disfunzioni della pubblica amministrazione siano scaricate su persone che peraltro lavorano e pagano le tasse come tutti gli altri cittadini.

Come se non bastasse, nel decreto sicurezza viene sancito il principio del “volo interno” e quindi un cittadino straniero può essere rimpatriato in alcune aree del Paese di origine dove non si rilevino rischi di persecuzione e pertanto la domanda di protezione internazionale è rigettata. Va da sé che questo concetto permette una forte discrezionalità nell’esame delle richieste di asilo.

Addirittura, si stabilisce che il ministero degli Esteri, insieme a quello dell’Interno e della Giustizia, stilerà una lista di Paesi di origine “sicuri” sulla base di dati forniti da Easo, Unhcr, Consiglio d’Europa.

Ci sono poi una serie di misure per la sicurezza pubblica, dall’utilizzo del taser (la pistola che emette scariche elettriche) in dotazione anche alla Polizia Locale (vigili), alla stretta sui noleggi di auto e furgoni (come misura antiterrorismo). È previsto un ampliamento delle zone dove può scattare il Daspo urbano, includendo i presidi sanitari (per esempio i Pronto Soccorso), le zone dove si svolgono fiere e mercati e quelle di particolare interesse turistico. E non basta: l’utilizzo del braccialetto elettronico sarà possibile anche per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking.

Vedremo presto se questo decreto sicurezza verrà approvato anche alla Camera.

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