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Esiste da tempo un campo rom a Olbia, in Sardegna. È situato in località Sa Piana Manna, vicino all’aeroporto ed è a rischio chiusura a causa delle precarie condizioni igienico-sanitarie. In ottemperanza alle disposizioni europee, il campo è in attesa della chiusura definitiva che però dovrà essere decisa dalla Regione Sardegna.
La Regione però frena e la causa principale di questa attesa è la difficile questione dell’integrazione. Che non riguarda solo i rom del campo, ma anche i cittadini di Olbia. Infatti, gli abitanti rom che nei mesi scorsi si sono messi a cercare casa per sé e le proprie famiglie si sono dovuti scontrare con un’amara realtà, dal momento che pare nessuno li voglia come vicini di casa. Un fatto piuttosto grave che non può naturalmente che essere il prodotto di pregiudizi e ignoranza. Il risultato di questa condotta è che ad oggi nessuna persona di etnia rom è di fatto riuscita a trovare una sistemazione in una normale abitazione. Spiace che qualcosa di tanto grave sia avvenuto proprio ad Olbia, una città che fama di essere attiva e moderna.
Per fortuna esistono scuole che si stanno attivando per cercare di superare queste barriere che appaiono insormontabili, con l’ausilio dell’assessorato comunale per le Politiche Sociali. Soprattutto, cercano di combattere gli stereotipi più comuni, come afferma l’assessore Simonetta Lai: «I ragazzi che vivono nel campo nomadi di Olbia vanno a scuola, sono pulitissimi e sono anche più bravi dei loro coetanei non rom. Sono olbiesi anche loro a tutti gli effetti, perché sono residenti in città da più di 30 anni. Alcune scuole sono attente nel garantire l’inserimento dei bambini, come quella di ex Maria Rocca che ha la maggiore presenza di ragazzi rom frequentanti. La socializzazione è già un iniziale traguardo verso l’integrazione. Ora stiamo pensando qualcosa per far avvicinare gli adulti, i prossimi vicini di casa».
E aggiunge costernata: «Stiamo cercando di risolvere le resistenze dando dei contributi ai proprietari che affittano le loro abitazioni ai rom. Molti di loro, purtroppo però, sono costretti a tirarsi indietro, perché i vicini di casa non vogliono i rom».
L’area, come dicevamo, da tempo versa in condizioni di degrado ma finché le famiglie che vi risiedono non troveranno un’abitazione e un’integrazione vera, il campo nomadi non chiuderà.
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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