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Il WWF ha redatto il suo dodicesimo rapporto Living Planet, realizzato in collaborazione con la Zoological Society of London, allo scopo di valutare lo stato della fauna selvatica. Per la redazione del rapporto Wwf, gli scienziati hanno analizzato i dati relativi a circa 16.700 popolazioni di vertebrati appartenenti a oltre 4.000 specie diverse, evidenziando ogni volta l’insostenibilità dell’impatto umano.
La sintesi del rapporto (avevamo già dato conto di quello del 2016 qui ) è catastrofica, dal momento che l’essere umano sarebbe responsabile dell’estinzione addirittura del 60% di mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi. Strage che si sarebbe consumata, secondo i ricercatori, tra il 1970 e il 2014.
Il fatto è che, secondo lo studio, la crescita della popolazione umana e il progresso tecnologico sempre più avanzato hanno permesso il dominio della specie umana su altre specie in modo sempre più radicale e ci hanno portato alla situazione attuale che vede il nostro pianeta sempre più vuoto.
Intanto è stato appurato che gli esseri umani costituiscono solo lo 0,01% della vita sulla Terra, ma hanno distrutto circa l’83% dei mammiferi selvatici, dato che anche da solo spiega la catastrofe. Ha spiegato infatti Mike Barret, direttore esecutivo della conservazione del Wwf: «Se ci fosse un calo del 60% nella popolazione umana, sarebbe equivalente allo svuotamento di Nord America, Sudamerica, Africa, Europa, Cina e Oceania».
In realtà c’è molto di più in gioco, vale a dire la minaccia per la nostra stessa specie, dal momento che fauna selvatica ed ecosistemi sono assolutamente fondamentali per la vita umana.
Ha affermato convinto Bob Watson, scienziato ambientale: «La natura contribuisce al benessere umano culturalmente e spiritualmente; ci fornisce inoltre cibo, acqua pulita ed energia, regola il clima e mitiga l’inquinamento. Il rapporto Living Planet dimostra chiaramente che le attività umane stanno distruggendo la natura a un ritmo inaccettabile, minacciando il benessere delle generazioni attuali e future».
Ma Living Planet ha evidenziato anche alcune cause dello sterminio della fauna naturale selvatica: in primis la distruzione degli habitat naturali effettuata soprattutto per creare terreni agricoli. Esistono poi cause dirette come la caccia o la deforestazione, mentre gli oceani sono sempre più vuoti a causa della pesca industriale e dell’inquinamento da plastica o quello chimico.
Riguardo quest’ultimo, per esempio, è stato rilevato che almeno la metà della popolazione di orche marine è destinata all’estinzione a causa degli sversamenti chimici.
Altre cause per l’estinzione di diversi animali sono l’introduzione di specie alloctone o la diffusione di malattie invasive: per esempio la popolazione di anfibi di tutto il Pianeta è minacciata da un fungo che si pensa sia stato diffuso a causa del commercio di animali esotici.
È però possibile invertire questa tendenza, dice il Wwf, anche perché grazie a sforzi di conservazione è cresciuto per esempio il numero di tigri del Bengala nel Nepal, il panda gigante non è più classificato a rischio estinzione e il nostro camoscio appenninico è tornato a popolare i territori dell’Italia Centrale.
La vera sintesi è che non possiamo più permetterci di ignorare l’impatto dei nostri attuali stili di vita.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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