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La triaca, il farmaco più usato in passato per curare qualsiasi malanno e composto da circa 62 ingredienti, era una vera pozione miracolosa per qualsiasi situazione clinica e se non funzionava la colpa veniva attribuita a qualcos’altro.
Fu inventata da Mitridate IV, re del Ponto durante il I secolo a.C., quando temendo di essere avvelenato, ordinò al suo medico un rimedio in grado di poter combattere qualsiasi veleno.
A sentire gli ingredienti era al quanto disgustoso, essendo composto tra le altre cose anche da timo, mirra, incenso, succo d’acacia, finocchio, anice, cannella e una lucertola priva di zampe. Il miele, infine, veniva aggiunto per rendere il miscuglio più appetibile.
Un altro famoso personaggio storico ad aver utilizzato la triaca fu l’imperatore romano Nerone. Anche lui, per paura di essere avvelenato, fece perfezionare la ricetta del medicinale dal medico Andromaco che aggiunse oppio e carne di serpente.
Goleno, l’uomo più influente della storia della medicina, elogiò talmente tanto la nuova formula di “Teriaca Magna” che ne accrebbe di molto il successo. Essa fu prescritta da tutti i medici per circa 18 secoli.
Il primo declino della triaca avvenne durante la grande peste di Venezia mentre la sua completa uscita di scena è attribuita a un medico londinese, William Heberden, che pubblicò un articolo nel quale sosteneva che il medicinale era completamente inutile, così esso fu cancellato dalla farmacopea ufficiale.
In effetti tra tutti gli ingredienti l’unico che funzionasse era l’oppio, usato come antidolorifico, calmante per la tosse e ansiolitico, ma non curava nessun tipo di avvelenamento. Quindi i grandi personaggi della storia e tutte le persone che ne facevano uso si sono curate per anni con l’effetto placebo e un po’ di morfina che nei casi di ipocondria è un ottimo mix.
Sono nata mentre la primavera era al culmine della sua esplosione, il 30 maggio del 1994, prima principessa del mio papà. Sin da piccola ho adorato la musica, i libri e la storia. Tutte passioni avute dai geni di mio nonno e di mio padre. Sono sempre stata indipendente, ribelle, artista e sognatrice tanto da percorrere le mie strade con caparbietà e perseveranza. Ho cominciato a scrivere dall’età di 15 anni e ho pubblicato due libri per conto mio qualche anno più tardi. “La cosa più importante” è stato il mio primo romanzo, scritto per mettermi in gioco a un concorso editoriale, “Viaggio attraverso i colori del Sinai”, invece, è un diario dei viaggi che ho fatto in Egitto nel corso degli anni e che hanno influenzato molto la mia crescita spirituale. Viaggiare è ciò che è alla base di tutte le mie passioni, le collega tra loro fino a formare la mia personalità. La scrittura e la lettura, la storia e l’archeologia. Da piccola sognavo di fare l’archeologa e ora studio beni culturali all’università sperando di accontentare un giorno la bimba di 10 anni che vive in me. Il mio sogno è viaggiare il mondo mentre scopro tesori nascosti raccontando tutto questo attraverso la scrittura.
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