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L’uomo di Neanderthal, nonostante sia scomparso 40 mila anni fa, ha lasciato tracce dei suoi geni nel nostro DNA. Il 2% circa dei geni dei Neanderthal, infatti, è presente nelle popolazioni di Europa e Asia.
L’unione con i Neanderthal avrebbe fornito alla nostra specie le difese genetiche che incontrammo dopo essere usciti dall’Africa. Questo secondo gli scienziati dell’Università di Stanford. Quando i Sapiens uscirono dall’Africa per dirigersi in Asia e in Europa, i Neanderthal abitavano già quei luoghi e quindi il loro sistema immunitario era perfettamente in grado di difendersi dai virus presenti, ma non era lo stesso per i Sapiens. I Neanderthal, unendosi ai Sapiens, probabilmente hanno passato le loro difese genetiche ai nuovi individui.
Due biologi evolutivi della Stanford’s School of Humanities and Sciences, hanno ipotizzato una sorta di veleno-antidoto: insieme alle infezioni virali i Neanderthal ci hanno trasmesso anche le difese giuste. I due scienziati hanno individuato oltre 4500 geni del DNA umano moderno in grado di interagire con i virus che, comparati con i geni del Neanderthal, sono corrispondenti con 152 di essi. I 152 geni interagiscono con l’HIV, l’epatite C e l’influenza A.
Il materiale genetico odierno avrebbe aiutato i nostri antenati a combattere virus e infezioni più pericolosi. Ciò è presente solo nelle popolazioni europee in quanto in Asia le infezioni erano altre.
E’ possibile risalire alle malattie che interessavano le popolazioni estinte studiando il loro DNA. Sapendo quali geni interagiscono con determinati virus possiamo capire quali di essi furono responsabili delle epidemie del passato. Una sorta di impronta indelebile proveniente dal passato.
Sono nata mentre la primavera era al culmine della sua esplosione, il 30 maggio del 1994, prima principessa del mio papà. Sin da piccola ho adorato la musica, i libri e la storia. Tutte passioni avute dai geni di mio nonno e di mio padre. Sono sempre stata indipendente, ribelle, artista e sognatrice tanto da percorrere le mie strade con caparbietà e perseveranza. Ho cominciato a scrivere dall’età di 15 anni e ho pubblicato due libri per conto mio qualche anno più tardi. “La cosa più importante” è stato il mio primo romanzo, scritto per mettermi in gioco a un concorso editoriale, “Viaggio attraverso i colori del Sinai”, invece, è un diario dei viaggi che ho fatto in Egitto nel corso degli anni e che hanno influenzato molto la mia crescita spirituale. Viaggiare è ciò che è alla base di tutte le mie passioni, le collega tra loro fino a formare la mia personalità. La scrittura e la lettura, la storia e l’archeologia. Da piccola sognavo di fare l’archeologa e ora studio beni culturali all’università sperando di accontentare un giorno la bimba di 10 anni che vive in me. Il mio sogno è viaggiare il mondo mentre scopro tesori nascosti raccontando tutto questo attraverso la scrittura.
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