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Un nuovo studio condotto dall’Università di Washington da due biologhe – Marlies Kovenock e Abigail Swann – ha rivelato che lo spessore delle foglie degli alberi aumenta in concomitanza con la maggior presenza di anidride carbonica nell’aria, facendo contemporaneamente diminuire la capacità di assorbimento del carbonio.
Lo studio delle biologhe pubblicato sulla rivista Global Biochemical Cycles, rivela già nel titolo la scoperta: “Leaf trait acclimation amplifies simulated climate warming in response to elevated carbon dioxide” (L’acclimatazione delle foglie amplifica il riscaldamento climatico simulato in risposta all’aumento del diossido di carbonio).
Purtroppo, nonostante noi tutti siamo ormai a conoscenza degli effetti nocivi che causiamo, continuiamo a immettere CO2 nell’atmosfera e la situazione è ormai davvero al tracollo. Lo scorso anno il Wmo – Organizzazione meteorologica mondiale – aveva certificato che nel 2016 la concentrazione di CO2 in atmosfera aveva raggiunto il valore record di 403,3 ppm (parti per milione) e cioè il 145% in più dei valori preindustriali.
Per combattere in modo efficace l’elevata presenza di anidride carbonica nell’aria, i migliori alleati per l’uomo sono gli alberi grazie alla fotosintesi clorofilliana e proprio sugli alberi si sono concentrate le osservazioni dello studio che ha alla fine portato alla scoperta che l’elevata presenza di CO2 potrebbe causare un ispessimento delle foglie che, a sua volta, diminuisce la capacità delle foglie di piante e alberi di assorbire carbonio rilasciando ossigeno.
Foglie più spesse, dunque, causano una minore efficienza dei vegetali portandoci a dover valutare effetti drammatici sugli scenari climatici poiché l’ispessimento potrebbe causare un incremento sulle stime delle temperature globali da 0,3 fino a 1,4 gradi Celsius in più.
Ha spiegato infatti Abigail Swann: «Le piante sono flessibili e rispondono alle diverse condizioni ambientali ma fino ad ora nessuno aveva provato a quantificare come questo tipo di risposta ai cambiamenti climatici potrebbe alterare l’impatto che le piante hanno sul nostro pianeta».
Ma non solo perché, come continua Marlies Kovenock: «Riteniamo che i modelli climatici globali dovrebbero tenere conto della fisiologia e del comportamento delle piante quando si cerca di prevedere a cosa il clima somiglierà dopo questo secolo».
Il fenomeno dell’ispessimento delle foglie – di cui ancora non si conosce il motivo – accomuna addirittura il 95% delle forme vegetali del nostro pianeta, andando dalle piante legnose alle coltivazioni come grano, riso e patate, riguardando in concreto tutte le piante che fissano il carbonio sotto forma di fotosintesi.
Ne consegue che non solo l’essere umano e gli animali siano in grado di influenzare il clima poiché anche le specie vegetali potrebbero fare la loro parte.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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