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Se siete amanti della natura e avete lo spirito indomito alla Indiana Jones probabilmente conoscerete già la realtà tutta italiana targata Argonauti Explorers: l’associazione milanese nata nel 1993 da un gruppo di persone accumunate dall’idea che viaggiare sia, più che un momento di svago, l’occasione giusta per entrare in contatto con culture e saperi distanti dai propri. È con sguardo antropologico, fondato su princìpi etnografici quali la solidarietà e il rispetto tra culture, che gli Argonauti Explorers percorrono, da anni, itinerari insoliti attorno al globo alla ricerca di terre inesplorate e di tesori nascosti.
In occasione dei venticinque anni dell’associazione, il team di Argonauti Explorers guidato dal presidente Claudio Pozzati ha promosso una campagna di crowdfunding al fine di permettere la pubblicazione di un libro voluminoso, intitolato “Venticinque anni di viaggi e avventure”, che ripercorre le escursioni e i cammini più suggestivi che gli Argonauti Explorers hanno intrapreso durante questo quarto di secolo.
Il testo, in edizione limitata, conterrà sia reportages di viaggi che approfondimenti preziosi per chi decida di mettere lo zaino in spalla e intraprendere la medesima avventura. Il libro, per agevolare la consultazione da parte del lettore, sarà suddiviso in capitoli ai quali corrisponderà una precisa area geografica: si andrà così dall’Angola alla Papua Nuova Guinea, passando per l’Amazzonia e la Mongolia. Un viaggio, insomma, alla scoperta del Mondo grazie a un libro ricco di immagini a colori che risveglierà, ne siamo certi, l’esploratore sopito che c’è in ognuno di noi.
Per chi volesse contribuire alle spese di stampa per la pubblicazione del volume, è possibile effettuare una donazione attraverso la campagna di crowdfunding promossa da Produzioni dal Basso.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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