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A Milano: il primo progetto del CADMI per le donne migranti vittime di violenza

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Partirà a Milano a ottobre il primo progetto italiano del CADMI di ospitalità, accoglienza e inserimento sociale per donne migranti richiedenti asilo che hanno subito violenze.

Il progetto si chiama “Un viaggio per la libertà” ed è stato creato dalla Casa delle donne maltrattate – CADMI – che in 30 anni di attività ha aiutato più di 30.000 donne.

Ma per questo progetto si sono mosse anche le istituzioni e infatti il prefetto milanese Luciana Lamorgese (non a caso una donna di cui i milanesi vanno fieri) ha inaugurato la nascita della nuova casa che potrà accogliere 10 donne con figli. Ciascuna di loro avrà la sua stanza e potrà anche avere spazi in comune come la cucina e altri luoghi per attività diverse. Saranno seguite giorno e notte da educatrici e psicologhe esperte di gestione dei traumi.

Lo stesso prefetto Lamorgese ha spiegato: «Bisogna dare un supporto a chi fugge dalle guerre. L’abbiamo visto in questi anni: Milano è una città davvero accogliente». E ha proseguito: «Investire risorse ed energie in un progetto che supporta il percorso di emersione dalla violenza e l’integrazione della componente più vulnerabile e più fragile dell’immigrazione, serve a rafforzare la coesione e la stabilizzazione sociale. Vogliamo dare una speranza a queste donne».

CADMI ha ricevuto in comodato d’uso un immobile dal trust Nel nome della donna che promuove la libertà femminile concedendo finanziamenti e prestiti a fondo perduto per progetti di donne e per le donne.

L’immobile è stato oggetto di ristrutturazione sostenuta da Fondazione Cariplo con 100.000 euro e con le offerte di diverse donne. Sottolinea Manuela Ulivi, presidente del Cadmi: «C’è chi ha dato somme consistenti ma vuole rimanere anonima». Una scelta di tutto rispetto, non c’è che dire. Da donne ad altre donne emarginate che in quella casa avranno assistenza psicologica, consulenza legale, formazione culturale e professionale. Donne che hanno raccontato storie di violenze inenarrabili e tremende e che, ci si auspica, con questo progetto potranno essere aiutate a superare i traumi per poter tornare a vivere in autonomia.

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