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Di Terreferme, il progetto pilota di Unicef con CNCA avevamo scritto diffusamente in questo articolo.
Il progetto è entrato da pochi giorni nella fase di operatività, concretizzando il primo affido di un ragazzo a una famiglia di Vittuone, in provincia di Milano.
Il “cuore” di Terreferme è pensato non solo per offrire a ragazzi l’opportunità di vivere in un nucleo familiare ma anche per porre le basi di un modello di intervento e collaborazione istituzionale tra Regioni. Infatti da un lato c’è la Sicilia che ospita addirittura il 43% di tutti i minori stranieri non accompagnati, mentre dall’altro ci sono Regioni come la Lombardia e il Veneto dove sono presenti reti ormai consolidate di famiglie affidatarie.
Infatti Mohammed, detto Momò, proveniente dall’Egitto, dopo la rischiosa traversata del Mediterraneo ha viaggiato in aereo fino a Milano dove lo aspettavano Stefano e Giovanna che lo hanno portato nella loro abitazione di Vittuone.
Nei mesi trascorsi dall’inizio di Terreferme, sono state selezionate 18 famiglie e addirittura 260 persone tra cittadini e operatori sociali che hanno partecipato a uno speciale corso formativo per questa tipologia di affido, che comporta anche conoscenze specifiche nella gestione delle differenze e integrazioni culturali con il contesto sociale e le famiglie da cui provengono i minori.
Come ormai sappiamo, quello dei minori stranieri non accompagnati è un tratto distintivo dei flussi migratori che in questi anni hanno riguardato il nostro Paese. Infatti questi ragazzi rappresentano circa 1/6 degli arrivi via mare e, sebbene il numero degli arrivi sia in netto calo da circa un anno, a tutt’oggi sono presenti oltre 13.000 minorenni arrivati nei centri di accoglienza italiani.
Naturalmente, secondo un sondaggio condotto da Unicef, oltre il 70% dei ragazzi preferirebbe vivere in una famiglia anziché rimanere persino per mesi in un centro.
Non per niente Anna Ratti – coordinatrice del programma Unicef per i migranti e i rifugiati in Italia – ha osservato: «La famiglia è riconosciuta come ambiente naturale più idoneo per la protezione e la crescita di ogni bambino. L’affido familiare è contemplato dalla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza tra le forme di protezione e cura da privilegiare per i minorenni non accompagnati».
E aggiunge Liviana Marelli del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca): «L’affido è sempre un’esperienza forte di “genitorialità sociale” che accompagna e dà senso alla scelta della singola famiglia accogliente. “Ci vuole tutto un villaggio per far crescere un bambino” dice una massima africana, e nulla di più vero si potrebbe dire per definire la storia, le finalità e l’essenza dell’affido familiare».
Per il proseguimento di Terreferme ora ci sono dieci ragazzi (tra i quali due sorelline della Costa d’Avorio di 11 e 16 anni) che stanno aspettando che si completino le ultime procedure burocratiche e amministrative per trasferirsi nella famiglia affidataria e iniziare finalmente una nuova vita.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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