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In India, il secondo Paese più popoloso al mondo dopo la Cina, la Corte Suprema ha decretato che l’omosessualità non è più “un reato contro natura”.
Una decisione storica che ha messo fine all’applicazione di un divieto risalente a una legge dell’epoca coloniale diventando un insegnamento di giustizia da parte della massima istanza giudiziaria del Paese asiatico, tant’è che il presidente della Corte Dipak Misra dopo aver annunciato il verdetto, ha sostenuto: «La legge era diventata un’arma per la persecuzione della comunità Lgbt» aggiungendo che «criminalizzare il rapporto omosessuale è irrazionale, arbitrario e manifestamente incostituzionale». Ha anche sostenuto che il sesso consensuale tra adulti in uno spazio privato non può essere negato, in quanto «è una questione di scelta individuale», e che le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali devono avere gli stessi diritti degli altri membri della società.
Il fatto è che, secondo il codice penale indiano, risalente al lontano 1860 e nonostante l’indipendenza raggiunta nel 1947, l’omosessualità era punibile con sanzioni e il carcere fino a 10 anni anche se, nella realtà, i casi di persecuzione giudiziaria erano rari e la sezione 377 che parlava di “rapporti carnali contro l’ordine naturale” era stato al centro di vere e proprie battaglie giudiziarie.
A dirla tutta, la sezione 377 era stata sospesa una volta dal 2009 a 2013, ma era poi stata riattivata dalla Corte Suprema su richiesta del governo del Paese.
Questa volta invece, a seguito di un appello firmato anche da molte personalità che faceva notare come la sezione 377 violasse diritti e principi costituzionali come la libertà personale, l’uguaglianza e il divieto di discriminazioni, cinque giudici della Corte suprema ne hanno deciso l’abolizione, sebbene il governo nazionalista indù di Narendra Modi, conservatore sui temi sociali, avesse scelto di non posizionarsi sul tema.
L’India diviene così il 124esimo Paese al mondo dove i rapporti omosessuali non sono (o non sono più) considerati reati penali, secondo l’Associazione internazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (Ilga).
Non esistono dati ufficiali, ma in base a una stima fatta dal governo indiano nel 2012 gli omosessuali nel Paese dovrebbero essere più di due milioni e mezzo.
In Asia l’omosessualità continua a essere un reato in Bangladesh, Myanmar, Indonesia e Malesia. In alcuni Paesi del mondo l’omosessualità è punibile con la pena di morte: Arabia Saudita, Pakistan, Afghanistan, Emirati Arabi, Somalia, Sudan, Iran, Nigeria, Mauritania e Yemen.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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