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In Bosnia si sta profilando una grave crisi umanitaria senza soluzioni immediate. Lo denunciano sia l’Oim – Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu – sia la Croce Rossa, sia Medici Senza Frontiere.
Infatti, al confine tra Bosnia e Croazia e più precisamente a Bihac e Velika Kladuša sono ammassati più di 4.000 migranti in campi informali e non attrezzati. Ai margini di Bihac bivaccano circa 3.000 persone, provenienti per lo più da Pakistan, Afghanistan, Iraq e Iran; alcuni hanno trovato rifugio in strutture obsolete come l’hotel Sedra, molti altri sono esposti alle intemperie dentro tende e tanti altri ancora hanno trovato asilo in un dormitorio, destinato a studenti, la cui costruzione non è mai stata terminata. Nonostante questo, l’armatura dell’edificio a cinque piani è ora piena di persone che hanno fori come finestre, dormono avvolte nelle coperte sui pavimenti – spesso tappezzati di pozze di fango e acqua – e a volte stendono lenzuola su corde per simulare un po’ di privacy.
Ancora, vicino alla città di Velika Kladuša oltre 1.000 persone vivono accalcate in tende e altri rifugi improvvisati con teloni e materiali di fortuna. Famiglie, adulti e minori non accompagnati si affollano in entrambe le località.
In particolare Juan Matias Gil, capo missione per MSF per Serbia e Bosnia, denuncia: «La mancanza di una pianificazione coordinata e di una risposta tempestiva in Bosnia-Erzegovina hanno creato condizioni inadeguate per migranti e rifugiati, rischiando di peggiorare seriamente la loro sicurezza e la loro salute. Non solo non hanno accesso alle cure mediche, ma non hanno neanche assistenza di base come cibo, riparo, vestiti e servizi igienici».
Ma c’è molto di più e di peggio, dal momento che parrebbe vengano perpetrate giornalmente nuove violazioni dei diritti umani da parte della polizia croata con pestaggi, violenze e soprusi. Verrebbero infatti sequestrati i cellullari ed eventuali denari e molte persone subirebbero percosse con i manganelli per impedire loro di attraversare il confine.
Quello che appare molto chiaro è che le persone fuggite da diversi conflitti e instabilità dei Paesi d’origine cercano sicurezza e stabilità nel Vecchio Continente, in quell’Europa che il 12 ottobre 2012 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con la seguente motivazione: «per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa».
Anche la testata inglese The Guardian ha denunciato la cosa ed è delle ultime ore l’inchiesta video di Al Jazeera Balcani che mostra le ferite delle persone: ben presto, quindi, arriverà un’interrogazione alla Ue al fine di monitorare la situazione.
Conclude infine Gil: «In assenza di canali sicuri per richiedere asilo e protezione internazionale, le persone sono continuamente costrette ad affrontare viaggi pericolosi e ad attraversare le frontiere in modo irregolare. Di fronte al protrarsi della stessa situazione anche in Bosnia-Erzegovina, ci aspettiamo che i migranti si troveranno ad affrontare lo stesso tipo di problemi che hanno avuto in altri punti della rotta balcanica: malattie della pelle e delle vie respiratorie, peggioramento delle condizioni di salute mentale e aumento della violenza».
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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