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Da 100 giorni tre attiviste saudite per i diritti delle donne si trovano agli arresti in Arabia Saudita senza che vi sia alcuna vera accusa contro di loro.
Stiamo parlando di Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef, arrestate il 15 maggio di quest’anno. Nel corso dello stesso mese pare siano state arrestate altre persone.
Lo denuncia Amnesty International che propone anche un appello per la loro liberazione.
Ha dichiarato infatti Samah Hadid, direttore di Amnesty delle campagne sul Medio Oriente: «Queste attiviste sono trattenute da 100 giorni senza alcuna accusa e senza rappresentanza legale solo per aver avuto il coraggio di esporsi contro le ingiustizie. Questa situazione non può andare oltre. Il mondo deve smetterla di girarsi dall’altra parte mentre chi si batte per i diritti umani e per i diritti delle donne in Arabia Saudita subisce una persecuzione incessante».
Le tre donne sono state accusate dalla stampa governativa di aver formato una “cellula” eversiva e aver minacciato la sicurezza dello Stato attraverso «contatti con entità straniere allo scopo di compromettere la stabilità e la fabbrica sociale del Paese».
Purtroppo queste persone corrono il pericolo di essere processate dal tristemente famoso tribunale antiterrorismo saudita, cui è stato fatto ricorso in passato proprio per condannare a lunghe pene detentive difensori dei diritti delle donne e più in generale dei diritti umani.
Inoltre nel mese di agosto sono state arrestate altre persone, dunque, a oggi, sono 12 gli attivisti arrestati e finiti in carcere: otto donne e quattro uomini.
La stretta contro gli attivisti è iniziata poco prima della fine del divieto di guida per le donne – di cui abbiamo scritto qui – ed è coincisa con la campagna del principe della corona Mohamed bin Salam per le pubbliche relazioni.
Amnesty International assume una posizione precisa nei confronti dell’Arabia Saudita, affermando attraverso Hadid: «La comunità internazionale deve chiedere alle autorità saudite di porre fine a questa repressione mirata contro chi difende i diritti umani e i diritti delle donne. Gli Stati che hanno relazioni molto forti con l’Arabia Saudita, come Usa, Francia e Regno Unito, devono chiedere il loro rilascio».
Nel frattempo però è anche avvenuto un incidente diplomatico con il Canada: il Paese saudita ha espulso l’ambasciatore del Paese nordamericano, dopo che il ministero degli Esteri canadese aveva dichiarato di essere allarmato dal fatto che Samar Badawi – sorella di Raid Badawi , famoso blogger saudita a favore dei diritti umani attualmente in carcere – è stata a sua volta incarcerata, chiedendo di fatto la liberazione di entrambi i fratelli.
Il ministero degli Esteri saudita però ha a sua volta accusato il Canada di evidente e clamorosa ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano.
Ecco quindi l’appello di Amnesty per la liberazione immediata dei prigionieri che è possibile trovare e firmare direttamente qui.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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