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In India e precisamente nella regione del Kerala – Stato situato nel Sud del Paese – i monsoni dal mese di maggio hanno devastato e allagato la regione con quella che è stata definita la peggiore inondazione degli ultimi cento anni.
Sembrerebbe che negli ultimi giorni l’intensità delle piogge stia diminuendo, mentre il livello delle acque si sta lentamente abbassando e l’attenzione si stia quindi concentrando sulle possibili operazioni di salvataggio, con i soccorritori impegnati a raggiungere in ogni modo possibile le persone bloccate dai monsoni nei villaggi più lontani e difficili da raggiungere.
In particolare, nel villaggio fluviale di Chengannur l’acqua ha sommerso le abitazioni di almeno 5.000 persone e i salvataggi sono sicuramente molto complicati.
Purtroppo, dallo scorso mese di maggio, i morti sono stati almeno 370 (stima approssimativa, per il momento) e di questi oltre 200 sono stati uccisi dalla violenza degli acquazzoni degli ultimi quindici giorni. Ma i soccorritori hanno anche salvato oltre 23.000 persone.
Il Kerala ha già subito in passato inondazioni devastanti causate dai monsoni ma, secondo i metereologi, nell’ultima settimana l’intensità delle piogge è stata 250 volte superiore alla normalità.
Non solo: poiché pare che il governo locale non si sia attivato in modo tempestivo, è stato necessario intervenire per aprire i cancelli di diverse dighe ormai pericolosamente colme, causando in questo modo lo straripamento dell’intero sistema fluviale dello Stato. Impossibile calcolare in questo momento l’entità dei danni causati, dal momento che una valutazione precisa si potrà avere solo quando le acque si saranno ritirate completamente.
Il premier indiano Narendra Modri ha sorvolato pochi giorni fa il Kerala per rendersi conto della situazione e ha promesso di stanziare 5 miliardi di rupie indiane – circa 60 milioni di euro – per i soccorsi.
Nel frattempo però sono già stati istituiti almeno 4.000 campi per accogliere gli oltre 600.000 sfollati, campi di prima accoglienza in cui però tutto scarseggia e si teme il diffondersi di epidemie. Infatti un sito ad Aluwa è già stato trasformato in un “ospedale” per i malati di varicella, malattia che si sta espandendo nella regione. Naturalmente tutti si stanno impegnando per portare aiuti, medicine, carburante e acqua pulita.
Secondo il premier del Kerala, Pinarayi Vijayan, sono stati devastati almeno 83.000 chilometri di strade, sarebbero state distrutte 20.000 abitazioni e addirittura 40.000 ettari di campi coltivati. Una situazione da vera apocalisse.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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