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Anche le lingue si possono estinguere, come succede alle specie vegetali e animali, soprattutto nei casi in cui vengano parlate da pochissimi individui nel mondo.
Quando purtroppo scompare l’ultima persona in grado di parlarla, anche la lingua muore: è accaduto per esempio quando una decina di anni fa è morta Marie Smith Jones con cui sopravviveva la lingua indigena degli Eyak, una popolazione del Sud Alaska. La morte di Marie Smith quindi non è stata solo una perdita a livello umano, ma anche culturale.
Proprio per evitare il costante fenomeno di queste perdite, le Nazioni Unite hanno decretato che il 2019 sarà l’Anno internazionale delle lingue indigene con lo scopo di preservarle tutelando i diritti e la vita di chi è in grado di mantenerle vive, con la possibilità di tramandarle.
Non stiamo parlando, complessivamente, di poche persone, dal momento che si tratta di 570 milioni di persone collocate in 90 Paesi del mondo. Per essere espliciti, indigeni sono definiti gli abitanti nativi di un luogo che, pur adattandosi a volte alla modernità, cercano di perpetuare tradizioni e stili di vita antichi, mantenendo di fatto caratteristiche sociali, economiche e politiche diverse da quelle della società dominante dei luoghi in cui sono costretti a vivere.
Se è vero che alla base dell’unicità delle popolazioni indigene ci sono gli idiomi che identificano le loro identità, è anche vero che proprio questi permettono di tramandare fonti di informazione sugli habitat e gli ecosistemi, sull’utilizzo delle piante e di elementi naturali a scopi diversi. Infatti non è un caso che gli indigeni siano in prima linea nella salvaguardia della biodiversità che ci è rimasta e quindi la tutela dei loro territori interessa tutto il nostro pianeta.
Secondo l’Unesco sono a rischio il 43% delle lingue parlate nel mondo. Infatti delle 6700 lingue parlate sul nostro pianeta, la maggioranza è indigena, ma c’è di più: una lingua si estingue ogni due settimane e cresce invece il numero di persone che parlano quelle dominanti – cinese, inglese e spagnolo – ovviamente a discapito di quelle meno conosciute e parlate. Di fronte a questi numeri si stima che entro la fine di questo secolo potrebbe sparire tra il 50 e il 90% delle lingue parlate, una perdita inesorabile del patrimonio culturale di tutti noi.
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