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Anche in Italia arrivano prodotti da sfruttamento di lavoro minorile

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Nel nostro Paese arrivano normalmente i prodotti ortofrutticoli ottenuti attraverso lo sfruttamento del lavoro minorile.

Infatti, secondo quanto denunciato da Coldiretti in occasione della Giornata mondiale contro questo triste fenomeno, sono addirittura 108 milioni i bambini sfruttati nel lavoro dei campi.

Ha inoltre sottolineato l’associazione che secondo la Fao quasi la metà di tutto il lavoro minorile nel mondo avviene in Africa con 72 milioni di bimbi, seguita dall’Asia con 62 milioni; purtroppo il fenomeno è rilevante e in aumento anche nell’America del Sud da cui peraltro l’Italia importa forti quantitativi di prodotti alimentari e agricoli.

Non è un falso allarme, poiché addirittura quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva nel Belpaese proviene da Paesi extracomunitari che non rispettano affatto le normative in materia di tutela dei lavoratori – tantomeno sul lavoro minorile – a partire da quella sul caporalato che noi in primis cerchiamo di combattere sul nostro territorio.

Uno degli ultimi casi macroscopici rilevati riguarda le agevolazioni concesse al Myanmar per le esportazioni di riso in Europa, nonostante la brutale pulizia etnica del governo contro la minoranza dei Rohingya di cui abbiamo scritto qui. Sin dal 2013 infatti l’ex Birmania gode del sistema tariffario europeo agevolato a dazio zero per l’esportazione del riso.

Ma c’è di più: importiamo riso basmati dal Vietnam, ma anche conserve di pomodori provenienti dalla Cina, Paese di cui ben si conoscono i laogai, campi agricoli lager che sarebbero tuttora attivi nonostante l’annuncio della loro chiusura. E non dimentichiamo le importazioni di nocciole dalla Turchia che impiegherebbe lavoro minorile delle minoranze curde.

E poi ancora aglio che proviene dall’Argentina, ortofrutta dal Sudamerica e dall’Africa, tutti frutti di un caporalato “invisibile” solo perché lontano dai nostri sguardi e ignorato dalle istituzioni europee e del Paese di provenienza; al contrario spesso questo commercio viene agevolato con accordi privilegiati che avvantaggiano le multinazionali.

Ha spiegato Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti: «Non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato ed è necessario, invece, che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale».

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