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Nell’ultimo G7 tenutosi in Canada, non soltanto gli Stati membri non hanno raggiunto alcun tipo di accordo, ma non sono nemmeno riusciti a tagliare le sovvenzioni di combustibili fossili alle industrie.
Sono state tante le dichiarazioni di buoni intenti, ma uno studio di Overseas development instistute (Odi) ha dimostrato come i Paesi del G7 – Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Francia, Germania e Italia – continuino a sovvenzionare le fonti tradizionali.
Lo studio ha esaminato i dati che i Paesi hanno reso disponibili e stimato quindi che in totale i sussidi forniti annualmente ai settori di gas, petrolio e carbone ammontino a 100 miliardi di dollari, importo in netta contrapposizione rispetto all’accordo di Parigi in cui gli stessi Paesi si erano impegnati a sostenere l’energia pulita riducendo l’incidenza dei combustibili fossili, per arrivare a eliminarli definitivamente entro il 2025.
Odi ha quindi dimostrato che non solo i Paesi emergenti sostengono il mercato dei combustibili fossili, come si crede comunemente, ma gli stessi Paesi che hanno promesso una maggiore attenzione nel 2015 e 2016 hanno destinato ingenti risorse economiche a quel mercato.
Non solo: in una classifica che ha preso in esame impegni, trasparenza e azione è la Francia che si è collocata al primo posto e gli Stati Uniti all’ultimo – dato evidenziato dallo studio a partire dall’insediamento del presidente Trump che notoriamente ha sostenuto l’industria dei combustibili fossili a discapito dell’opinione pubblica americana –; la Germania ha ottenuto buoni risultati per impegno e trasparenza ma è stata molto meno attenta alle azioni concrete per limitare i combustibili fossili.
Infine lo stesso studio rileva come il nostro Paese sia terzultimo in questo elenco, dal momento che continua a spendere per le industrie di gas e petrolio. Infatti, se è vero che abbiamo eliminato quasi completamente il sostegno all’estrazione di carbone, lo è altrettanto che spendiamo risorse pubbliche per la ricerca di combustibili fossili all’estero, la qual cosa non fa del nostro un Paese all’avanguardia.
Purtroppo questo G7 è terminato in modo brusco e davvero negativo, con il presidente Trump che ha ritirato il sostegno degli Stati Uniti al comunicato congiunto presentato alla fine del summit.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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