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In tv – lo sappiamo bene – si parla di tutto: dalla politica alla scienza, passando per l’economia e la salute. I programmi televisivi, ma anche le radio e la carta stampa, si avvalgono spesso dei contributi di esperti che mettono a disposizione le proprie conoscenze e competenze per affrontare e a volte spiegare e semplificare concetti complessi. Ma quasi sempre, a dare il proprio punto di vista sono esperti in giacca e cravatta.
Stando ai risultati del Global Media Monitoring Project 2015 (GMMP), radio, stampa e TV italiane danno molta più visibilità agli uomini che alle donne (79% vs il 21%). In particolare, tra gli esperti, le fonti femminili sono soltanto il 18%, salite nel 2017 al 20%. E, è bene sottolinearlo subito, questo non avviene per carenza di donne esperte e preparate.
E’ proprio alla luce di tale fenomeno che nel 2016 è nato il progetto “centodonne contro gli stereotipi“, che oggi conta su una banca dati online (www.100esperte.it) con quasi 200 nominativi tra i quali selezionare le ospiti dei programmi o di panel ed eventi pubblici. Il progetto, presentato al Festival dell’Economia di Trento, è stato lanciato da Osservatorio di Pavia e associazione Gi.U.Li.A. (Giornaliste Unite Libere Autonome), in collaborazione con la Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, e a giugno arriverà a più di 200 esperte, con 20 nuove schede.
Sul sito si possono consultare nomi e curriculum di esperte in chimica, fisica o economia, con le relative specializzazioni, selezionate in collaborazione con il Centro Genders dell’Università degli Studi di Milano, per le aree scientifiche, e dell’Università Bocconi, per l’area Economia e Finanza.
L’obiettivo, ha spiegato Giovanna Pezzuoli, autrice insieme a Luisella Seveso di due volumi ‘cento donne contro gli stereotipi’ nella scienza e nell’economia, è quello di promuovere la crescita delle voci femminili come opinion maker e di “togliere alibi a chi non crede nel valore delle donne” ma anche di rimediare alla “quasi totale assenza delle donne nel dialogo pubblico tra economia e politica”. Si tratta insomma, dice ancora Azzalini, di una “piattaforma online dove chiunque voglia interpellare una esperta può fare una ricerca e trovare un nome da contattare direttamente”. Basta indicare un nominativo o attivare una delle parole chiave, da ‘bosone di higgins’ a ‘cellule staminali’ o innovazione’ e ‘tecnologia’. Tra i nomi non solo alcune donne già riconosciute come autorevoli, da Lucrezia Reichlin a Magda Bianco, ma anche decine di studiose, ricercatrici, esperte anche molto giovani che consentono anche di promuovere “una campagna di sensibilizzazione per i media o chi organizza panel ed eventi pubblici, per suggerire nomi nuovi e offrire anche alle nuove generazioni dei role model”.
A detta dei promotori del progetto, una maggiore presenza femminile può svecchiare un linguaggio mediatico che, ignorando le esperte, trascura i segni del tempo e disconosce l’apporto delle donne in tutti i diversi ambiti della società, dalla politica all’economia.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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