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Il Global Change Award 2018 – di cui avevamo parlato in questo articolo – ha decretato la vittoria di cinque progetti per una moda sostenibile.
Il compito di questi progetti è quello di cambiare l’industria tessile e della moda proponendo soluzioni nuove, innovative e rispettose dell’ambiente; in palio un finanziamento globale pari a un milione di euro suddiviso in questo modo: 300.000 euro al primo classificato, 250.000 al secondo, e 150.000 a testa per il terzo, quarto e quinto.
Ad aggiudicarsi il primo posto è stata Agroloop biofibre, azienda ideatrice del tessuto vegetale derivato da scarti dei raccolti delle aziende agricole. Il tessuto viene fatto con scarti di raccolti alimentari come semi di lino, banane, canna da zucchero o ananas recuperati presso aziende agricole che avrebbero dovuto smaltirli bruciandoli, rilasciando conseguentemente CO2 e gas metano nell’atmosfera. Il premio ottenuto, secondo un portavoce dell’azienda, servirà al perfezionamento della tecnologia aziendale, la protezione della proprietà intellettuale e l’inizio della produzione su scala commerciale per implementare il mondo della moda sostenibile.
Il secondo premio del Global Change Award è stato assegnato a The Regenerator che ha proposto una soluzione innovativa per separare, tramite un agente chimico ecologico, il poliestere dal cotone nei tessuti rendendoli così completamente riciclabili.
Segue poi nell’ordine Algae apparel che ha inventato una novità tecnologica per produrre fibre e tinture dalle alghe, le cui proprietà antiossidanti, sostanze nutrienti e vitamine possono svolgere un’azione idratante a contatto con la pelle. Il tessuto si chiamerà Algalife.
E ancora Smart stitch che ha ideato, per la cucitura dei capi di abbigliamento, un filo completamente dissolvibile a temperature sopra i 100 gradi centigradi, risolvendo così anche il problema di chiusure lampo e bottoni a pulsante che, per permettere il riciclaggio dei tessuti, dovevano essere rimossi manualmente.
Infine Global Change Award ha premiato Fungi fashion che ha inventato un tessuto biodegradabile al 100% ricavato dalle radici dei funghi. Ma si va oltre: infatti questo tessuto combinato con la tecnologia 3D permette di produrre abiti su misura in questa nuova fibra che consentirà di indossare normalmente il capo ma, quando sarà obsoleto o non andrà più bene, potrà essere semplicemente buttato seppellendolo nel terreno.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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