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Mani Tese, una Ong molto conosciuta, presenterà nei prossimi giorni il progetto “Libere dalla violenza: diritti ed emancipazione per le donne in Guinea Bissau“.
Intanto spieghiamo che Mani Tese è anche una Onlus ed è riconosciuta come ente morale, dotata dello status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC); opera in Africa, Asia e America del Sud sin dal lontano 1964 e mai ha smesso di adoperarsi per il più deboli.
Veniamo ora al motivo della scelta della Guinea Bissau: secondo il rapporto del 2015 dell’ UNPD, circa il 49% della sua popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno e il Paese è al 164° posto su 169 nazioni per quanto riguarda l’indice di sviluppo umano. Pare sin troppo ovvio che in un contesto di simile povertà, causata da una grave carenza di lavoro e di risorse, la condizione delle donne sia gravemente compromessa e di conseguenza violenze di ogni tipo su donne e bambine siano all’ordine del giorno.
Anche più di altri, la Guinea Bissau non è un Paese per donne: il 41% delle spose non ha potuto scegliere il proprio marito ma, ancora peggio, la violenza domestica non fa notizia e infatti pochissime vittime presentano denuncia.
Ma non c’è fine al peggio: nonostante nel Paese sia stata promulgata nel 2014 la “Legge sulla criminalizzazione di tutti gli atti di violenza praticati nell’ambito delle relazioni domestiche e familiari”, a oggi non esiste alcun caso giudicato.
Dichiara con amarezza PaolaToncich, coordinatrice del progetto di Mani Tese: «In tutto il mondo, la violenza contro le donne lascia trasparire l’eredità storica di una società marcata dalla discriminazione di genere ma in Guinea-Bissau assume forme diverse e ancora più atroci rispetto a quelle conosciute in Europa, come il matrimonio forzato, il matrimonio precoce e la mutilazione genitale femminile». Prosegue ancora sempre più sgomenta: «Il matrimonio forzato oltre a influenzare il principio di libertà e di auto-determinazione delle donne, mette in pericolo la loro integrità fisica e morale e rende la situazione ancora più allarmante quando associato al matrimonio precoce, con conseguenze come abusi sessuali, gravidanze precoci, abbandoni scolastici e mortalità materna».
Il ruolo di Mani Tese sarà quello di rafforzare, in collaborazione con altre Ong e associazioni, i centri di accesso alla giustizia e alla polizia locale attraverso una formazione specifica, di creare ed equipaggiare nel Paese tre centri regionali di servizio di attenzione alla vittima con una casa rifugio che si occuperanno di fornire assistenza educativa, psicosociale e legale.
Finora sono stati tre i fattori che hanno dissuaso le donne dal denunciare: la mancanza di conoscenza della legge e dei diritti legali delle donne; la carenza di competenza di strutture statali e in particolare della polizia; l’assenza di capacità dello Stato e delle organizzazioni tradizionali di proteggere le vittime.
È proprio arrivata l’ora di cambiare le cose.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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