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A breve l’aria in Germania sarà più pulita e i cittadini saranno doppiamente felici: per la riduzione delle polveri sottili e per il loro portafoglio. Il governo tedesco, infatti, sta seriamente valutando la possibilità di offrire gratuitamente i mezzi di trasporto pubblici locali per incentivare i cittadini a lasciare l’auto sotto casa e, di conseguenza, contrastare l’inquinamento.
«Siamo pronti» ha affermato Steffen Seibert, portavoce dell’esecutivo, «a sperimentare questa iniziativa in cinque città; possiamo contare sulla collaborazione fra il Bund e i Comuni affinché tutto ciò divenga possibile e abbiamo già inviato una lettera alla Commissaria UE dell’ambiente per sapere cosa ne pensi l’Europa».
Le cinque città tedesche sarebbero Bonn, Essen, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen mentre Berlino, bacchettata per non aver raggiunto gli obiettivi europei sulla produzione di diossido di azoto, percorrerà una strada alternativa al fine di diminuire la quota di traffico privato.
La decisione del governo tedesco di agire attivamente per la riduzione dei gas di scarico nasce in conseguenza al rischio concreto di denuncia della Corte di giustizia europea ai danni della Germania: è da lungo tempo che il Paese supera le soglie d’inquinamento prescritte dall’UE.
Come la Germania, anche l’Italia rischia di incorrere a una procedura d’infrazione. Proprio per questo la senatrice Loredana De Petris, capolista di LeU nel Lazio, condivide la strada che i tedeschi si apprestano a percorrere e sottolinea come il passaggio al trasporto pubblico, la mobilità sostenibile e l’incentivo ai mezzi di trasporto ibridi, siano elementi indispensabili non solo per affrontare l’emergenza inquinamento, ma anche per adeguarsi alle esigenze future.
Sarebbe indubbiamente il caso di seguire l’esempio tedesco anche nel nostro Paese: dai recenti rilevamenti è stato purtroppo evidenziato che diverse città dello Stivale sono tra le più inquinate d’Europa a livello di PM10 ed è stato stimato a 90.000 il numero dei morti all’anno in Italia a causa dello smog.
«Città come Roma hanno un sistema di trasporto pubblico al collasso» racconta Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi e tra i promotori della Lista Insieme, e aggiunge: «se si pensa che il totale dei chilometri di metropolitane in Italia è di 224, mentre la sola città di Madrid ne ha 290, si comprende il gap che abbiamo con il resto del Continente. Siamo indietro da più punti di vista e, continuando così, l’Italia rischia di essere deferita alla Corte di giustizia e di pagare una sanzione pari a 1 miliardo di euro».
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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