Redazione
[email protected]
[email protected]
Direttore
[email protected]
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.
Si conclude oggi una settimana all’insegna della celebrazione del sentimento amoroso e, complice S.Valentino, il Wwf ha pensato di raccontare, attraverso degli scatti, le storie d’amore di alcune specie animali.
Peccato che a rovinare l’idillio ci si metta un clima “ballerino”, instabile quanto un trapezista inesperto alla sua prima performance. Eh già perché i cambiamenti climatici incidono profondamente sulla vita di ogni specie animale influenzando perfino quella che Battiato definisce, in una sua celebre canzone, “la stagione dell’amore”.
Ai poli i pinguini imperatore stentano a trovare luoghi idonei per la riproduzione e la nidificazione: i ghiacciai infatti non sono più quelli di una volta e, complice un caldo sempre più intenso e duraturo, la sopravvivenza dei nuovi nati è costantemente messa a repentaglio. L’orso polare non se la passa certo meglio anzi probabilmente è l’animale dell’Artico maggiormente a rischio estinzione: racimolare del cibo è per lui già un’impresa titanica, trovare un compagno un sogno lontano.
Ci sono specie, come i coralli, che non riescono a riprodursi in presenza di temperature troppo elevate mentre il sesso di pesci e rettili è determinato proprio dalla temperatura: se il termometro registra picchi alti nasceranno per lo più femmine, viceversa si avrà una predominanza di maschi.
Anche gli uccelli, il cui fenomeno migratorio si basa proprio sull’alternanza delle stagioni, hanno modificato radicalmente i loro ritmi di vita anticipando sia il periodo della riproduzione che, di conseguenza, quello della deposizione. In questo le urie nord-americane hanno il primato avendo anticipato la fase d’accoppiamento di 24 giorni.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
Next Post
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.