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Stando all’ultimo Report sulle attività dei Centri per il volontariato, la crescita in Italia dei CSV rimane costante ed è questa una notizia rilevante se si tiene conto che il 2017 è stato un anno “particolare”: l’anno nel quale è stata varata la riforma del Terzo settore. Nonostante il calo delle risorse, poi, la presenza sul territorio e la quantità dei servizi erogati hanno registrato un +8% pari a 226 mila euro per 42 mila associazioni.
Il dato più interessante riguarda proprio l’ampliamento della presenza sul territorio: i Centri di Servizio per il Volontariato dispongono attualmente di 400 punti di servizio attivi tra sportelli e sedi centrali. Lo scorso 10 febbraio si è riunita a Roma l’assemblea nazionale dei CSV e sono stati resi noti i numeri relativi alle attività di volontariato compiute nel 2016 e nel 2017. L’anno appena terminato è stato caratterizzato dalla forte presenza del Codice del Terzo settore che, dettando le norme per il funzionamento dei Centri, ne ha preservato la stabilità economica triennale e ha presentato i criteri di riorganizzazione territoriale.
«Si tratta di un processo, anche culturale», spiegano nell’introduzione Stefano Tabò e Silvio Magliano, rispettivamente presidente e vicepresidente di CSVnet. «I dati del Report non descrivono appieno il sistema ma danno un’idea chiara del volume di attività, della struttura organizzativa e, soprattutto, del grado di penetrazione all’interno del Terzo settore».
Scorrendo i numeri dei servizi erogati, spiccano le consulenze: esse riguardano soprattutto l’ambito giuridico-legale (24% del totale) e fiscale-contabile (23%). Aumentano anche i servizi di comunicazione (23.835, +20% rispetto al 2015), a cui si aggiungono oltre 2mila iniziative di formazione realizzate dai CSV o in collaborazione con le associazioni per un totale di oltre 26mila ore erogate.
Per quanto concerne i giovani, l’orientamento al mondo del volontariato resta un impegno irrinunciabile dei CSV e i dati lo dimostrano: sono 168mila (+7%) gli studenti raggiunti, anche grazie ai progetti di alternanza scuola-lavoro, in 1.700 istituti scolastici di ogni ordine e in 41 università; l’incremento, poi, riguarda anche il numero di docenti: con 4.292 insegnanti si registra un clamoroso +6%.
Considerato il vitalismo del sistema dei CSV, non si può che guardare con ottimismo al mondo del volontariato e alla nuova stagione, quella della riforma del settore, che lo sta per illuminare.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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