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Il 33% delle famiglie italiane ha almeno un animale in casa e, metà delle volte, l’amico peloso proviene da strutture di ricovero o, più semplicemente, è stato trovato e tolto dalla strada.
Qualche dato perché i numeri, si sa, fanno sempre grande presa: sono 60 milioni gli animali nelle case degli italiani ma sarete probabilmente stupiti nel sapere che la metà di essi non sono né gatti e né cani. Eh già! In Italia sono i pesci a fare la parte da leone: ne abbiamo ben 30 milioni. Seguono i cani e i gatti, che assieme arrivano a 14 milioni, gli uccelli, 13 milioni, e i conigli e le tartarughe a quota 3 milioni.
Gli “ex randagi”, vuoi per immensa gratitudine e riconoscenza nei confronti di chi, di fatto, gli ha dato una nuova vita, si rivelano i compagni migliori di gioco e di coccole: è stato dimostrato, infatti, che i cani e i gatti sottratti a un destino crudele sono quelli più ubbidienti e inclini a ricoprire il loro padrone di continue attenzioni.
La scelta di adottare un animale senza razza e pedigree, l’albero genealogico che certifica la purezza di sangue del nostro amico a quattro zampe, dimostra la crescente sensibilità dei cittadini italiani nei confronti del mondo animale. Da anni, specie nel periodo estivo, si moltiplicano le campagne d’informazione che stigmatizzano l’abbandono e il maltrattamento degli animali e, grazie anche alle tantissime iniziative che educano al rispetto e all’amore di cuccioli e meno cuccioli, si registra finalmente un calo del numero di animali abbandonati e maltrattati.
Rimane ovviamente tantissimo da fare, basti pensare al fenomeno del randagismo, ma i segnali che arrivano sono positivi. Adottare un amico a quattro zampe è poi un atto di grande generosità che non manca di avere importanti implicazioni economiche: una famiglia con un solo animale spende in media dai 30 ai 100 euro in più al mese e, stando agli ultimi dati della Coldiretti, il business legato al pet sarebbe in crescita esponenziale tanto che, negli ultimi 5 anni, i servizi veterinari sono aumentati del 89% mentre le “beauty farm” e gli “asili” per micio e fido sono in crescita del 44%. E’ un dato questo che, se consideriamo la situazione generale dei consumi e il difficile periodo economico da cui il Paese sta tentando di uscire, la dice lunga sulle priorità degli italiani.
Si risparmia dunque ma non di certo per quel che riguarda il benessere del nostro amatissimo animale che, secondo l’indagine GfK Eurisko, porta all’interno delle famiglie gioia, serenità, allegria, divertimento, tranquillità e sicurezza. Ma non è tutto: avere un gatto o un cane migliora la qualità della vita perché stimola l’attività fisica e la propensione a socializzare con il prossimo.
Tanti benefici e, alla luce di tutto, viene da chiedersi chi abbia davvero adottato chi.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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